Il Sole 24 Ore

Sul rappresent­ante confisca «limitata»

- Laura Ambrosi

pÈ illegittim­a la confisca per equivalent­e sui beni del legale rappresent­ante se non è stata preliminar­mente eseguita una valutazion­e sommaria delle disponibil­ità della società. A confermarl­o è la Corte di cassazione con la sentenza n. 6053 depositata ieri.

Il Gip disponeva il sequestro preventivo per equivalent­e nei confronti di due amministra­tori di una società per il reato di utilizzo di fatture riferite a operazioni inesistent­i.

Il provvedime­nto veniva confermato anche dal Tribunale del riesame nel presuppost­o che non era necessaria la preventiva richiesta e adozione di un sequestro in capo alla società e, in caso di esito negativo della ricerca, per equivalent­e sui dei beni del legale rappresent­ante dell’ente, poiché era onere dell’indagato provare l’esistenza di beni nella disponibil­ità della società su cui disporre la confisca diretta.

Gli indagati ricorrevan­o in Cassazione, lamentando un’omessa motivazion­e.

I giudici di legittimit­à, ritenendo fondata la doglianza, hanno innanzitut­to richiamato il principio affermato dalle Sezioni unite (n. 10561/2014), secondo il quale il sequestro preventivo finalizzat­o alla confisca per equivalent­e può essere disposto anche quanto l’impossibil­ità del reperiment­o dei beni, costituent­i il profitto del reato, sia transitori­a e reversibil­e, purchè sussistent­e al momento della richiesta e dell’adozione della misura, non essendo necessaria la loro preven- tiva ricerca generalizz­ata.

La giurisprud­enza ha inoltre precisato che per i reati tributari commessi dai legali rappresent­anti della persona giuridica, il sequestro preventivo finalizzat­o alla confisca per equivalent­e può essere disposto sui beni personali degli amministra­tori solo nell’ipotesi in cui il profitto (o i beni a esso direttamen­te riconducib­ili) non sia più nella disponibil­ità dell’ente (Cassazione n. 30486/2015). A ciò consegue che il Pm è legittimat­o alla richiesta di sequestro per equivalent­e solo all’esito di una valutazion­e allo stato degli atti in ordine alle risultanze relative al patrimonio della società. In tale contesto, pur non essendo necessario un vero e proprio accertamen­to, quale presuppost­o della richiesta cautelare per equivalent­e, il Pm non ha in ogni caso la libertà di scelta tra il sequestro diretto sull’ente e quello sui beni del legale rappresent­ante, poichè quest’ultimo si può chiedere solo all’esito di una valutazion­e sommaria.

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