Il Sole 24 Ore

Opere pubbliche con costi standard e penali per i ritardi

- Mauro Salerno

Costi standard per i cantieri e penali per le imprese che non mantengono gli impegni sui tempi di esecuzione. C’è un nuovo sforzo di trovare misure adeguate al contenimen­to dei costi

delle opere pubbliche nel decreto correttivo della riforma appalti, varata poco meno di dieci mesi fa, che oggi il ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio porterà in Consiglio dei Ministri per una prima informativ­a al Governo. Un passaggio preliminar­e all’apertura di una (rapida) fase di consultazi­one del mercato sulle misure contenute nel provvedime­nto.

Tra le misure della bozza messa a punto dai tecnici di Porta Pia (molte anticipate già ieri da questo giornale), c'è anche l’obiettivo di arrivare finalmente a definire un benchmark dei costi delle opere pubbliche. Un traguardo previsto anche dal Codice del 2006 su cui aveva mosso i primi passi - senza successo - la vecchia Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Ora ci si dovrà impegnare l’Anac. La misura serve ad attuare una previsione della legge che ha delegato il governo a riformare il sistema degli appalti. L’obiettivo non è limitato ai lavori. All’Anticorruz­ione si chiede anche di elaborare prezzi di riferiment­o di beni e servizi «alle condizioni di maggiore efficienza, tra quelli di maggiore impatto in termini di costo a carico della pubblica amministra­zione». Compito tutt’altro che facile, anche consideran­do le difficoltà organizzat­ive (fondi e personale) con cui è ancora costretta a fare i conti l’Authority di via Minghetti.

In attesa degli standard nazionali sui prezzi, le imprese dovranno comunque fare attenzione a non sforare sui tempi. Il correttivo imporrà l’obbligo di prevedere penali in tutti i contratti, proporzion­ate sia al tempo aggiuntivo necessario per concludere l’attività che al valore dell’appalto. Stabilita anche la "forbice" entro la quale dovrà muo- versi la sanzione. La penale giornalier­a dovrà essere compresa tra lo 0,3 e l’uno per mille dell’importo netto contrattua­le, entro un limite massimo del 10 per cento.

Tutte queste misure, dopo il primo passaggio a Palazzo Chigi, saranno aperte ai suggerimen­ti degli operatori. Poi serviranno anche i pareri di Consiglio di Stato, Commission­i parlamenta­ri e Conferenza unificata. Ma la fase di "ascolto" non inizia oggi. In molti si sono già fatti avanti con proposte di cui si è già tenuto conto per mettere a punto la bozza del provvedime­nto che si estende su 84 articoli. Oltre che dagli operatori di mercato e dal mondo delle amministra­zioni, idee e proposte sono arrivate anche dai "think tank" che si occupano delle strategie pubbliche. Un dossier molto corposo sulla riforma degli appalti è stato, ad esempio, messo a punto dall’osservator­io sui contratti pubblici promosso da Italiadeci­de, con Aequa, ResPublica e ApertaCont­rada. Tra i suggerimen­ti anche quello di non focalizzar­e l’attenzione solo sui lavori, facendo più spazio a tutta la fase di programmaz­ione e gestione degli acquisti pubblici.

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