Trump spinge Wall Street ai massimi
pTrump, nel bene e nel male, continua a condizionare le scelte degli operatori e i flussi finanziari. Ieri Wall Street ha segnato nuovi record. L’indice S&P 500 ha raggiunto quota 2.309 punti. Il Dow Jones ha toccato 20.155 punti. In entrambi i casi si tratta di un territorio inesplorato. La nuova benzina sul mercato azionario – che ha trascinato a ruota anche le Borse europee che hanno chiuso con un rialzo medio dell’1,23% - è arrivata dopo le parole ad effetto del presidente degli Usa Donald Trump. Questi ha detto che la settimana prossima presenterà un “phenomenal tax plan”, un progetto “fenomenale” per ridurre l’imposizione fiscale sulle imprese e favorire la crescita. Meno tasse equivalgono a più utili per le aziende. E quindi un’occasione per gli investitori per ritoccare al rialzo le quotazioni delle aziende statunitensi.
I listini hanno poi beneficiato del rialzo dei titoli energetici in scia all’apprezzamento del petrolio in attesa dei dati che oggi diffonderà la Iea (Agenzia internazionale dell’energia) sui livelli di domanda e produzione globale. Goldman Sachs scrive in un report che l’aumento della produzione di idrocarburi in Usa non inciderà sul movimento di riequilibrio del mercato mondiale, avviato dai tagli alla produzione decisi dall’Opec.
Intanto sul mercato dei titoli di Stato si raffreddano le tensioni sui BTp a 10 anni. Il premio al rischio nei confronti dell’analoga scadenza del Bund è sceso a 188 punti base dai 195 punti base della vigilia, allontanandosi da quota 204, massimo da febbraio 2014, segnato mercoledì. Va però detto che i prezzi dei BTp sono risaliti per via di ricoperture tecniche, in un clima che resta di complessiva cautela sull’incerta evoluzione dello scenario politico in alcuni paesi chiave della zona euro, Francia in testa..
L’andamento dei prezzi, spiega un trader, sottende un certo ottimismo rispetto al verdetto che Moody’s pronuncerà oggi sull’Italia: il mercato non sconta un downgrade del rating sovrano italiano Baa2, su cui l’agenzia ha messo un outlook negativo dopo le dimissioni di Matteo Renzi in seguito alla sconfitta al referendum costituzionale. A rasserenare il clima ha contribuito la presa d’atto che nello scenario politico italiano, pur in evoluzione, non stiano emergendo chiari segnali di accelerazione verso il voto quest’anno. Questa mattina sul mercato primario il Tesoro offre BoT a 12 mesi per un controvalore di 6,5 miliardi.
Sempre in tensione, invece, i titoli di Stato della Grecia, con i rendimenti sulle obbligazioni a due anni oltre il 10%. Pesano su Atene le incertezze nate dalla disputa tra Fmi e creditori europei sulla
TORNA LA CRISI GRECA Il disaccordo tra Europa ed Fmi sugli aiuti ad Atene fa salire la tensione sui titoli di Stato: oltre il 10% i rendimenti sui biennali
sostenibilità del debito greco e sulle misure di aggiustamento dei conti pubblici. Il braccio di ferro tiene in ostaggio un accordo che è indispensabile affinché i creditori eroghino un’altra tranche del piano di salvataggio: Atene ha una scadenza importante di rimborso a luglio, di 7 miliardi, e le speranze residue di un’intesa sono legate all’Eurogruppo del 20 febbraio a Bruxelles.
Intanto Moody’s oggi si pronuncia anche sul rating della Francia, che ha un outlook stabile e un giudizio “Aa2”. Anche qui non sono previsti scossoni. Lo dimostra il fatto che ieri il tasso dei governativi francesi a 10 anni è rientrato sotto l’1% per la prima volta dopo due settimane.
Parigi resta comunque al centro delle preoccupazioni degli investitori per l’approssimarsi delle presidenziali di aprile, su cui incombe l’incognita di Marine Le Pen, candidata di estrema destra e favorevole all’uscita dall’euro.