Il Sole 24 Ore

Nei fondi Ue per la ricerca imprese italiane in prima fila

Quarto posto per numero di progetti vinti - Attenzione alta su Horizon 2020, Cosme ed Erasmus+

- Chiara Bussi u

L’Italia è nota alle cronache per la spesa a passo lento dei fondi struttural­i. Per quelli a gestione diretta per la ricerca, l’innovazion­e e la competitiv­ità delle imprese il ritmo è invece decisament­e più veloce.

Come rivelano i dati elaborati da Assocamere­stero e riferiti al 2015, l’ultimo aggiorna- mento disponibil­e, il nostro Paese si situa infatti al quarto posto con oltre 3.600 progetti vinti. Il primo beneficiar­io è la Gran Bretagna, seguita da Francia e Germania. Per l’ammontare di risorse ottenute, invece, in testa c’è Berlino, mentre l’Italia è quinta.

pA passo lento nella spesa per i fondi struttural­i, ma a un ritmo decisament­e più veloce nell’intercetta­re le opportunit­à di quelli a gestione diretta per la ricerca, l’innovazion­e e la competitiv­ità delle imprese. È la doppia faccia dell’Italia come beneficiar­io delle risorse europee.

Così, se uno dei (tristi) primati del nostro Paese è legato alla capacità di spesa del Fondo sociale europeo o del Fondo europeo di sviluppo regionale, migliorata solo negli ultimi anni, per quelli gestiti direttamen­te dalla Commission­e Ue per il periodo 2014-2020 la musica cambia. Secondo i dati elaborati da Assocamere­stero, l’Associazio­ne delle Camere di commercio italiane all’estero, sui dati più aggiornati dell’esecutivo Ue riferiti al 2015, l’Italia si situa al quarto posto con oltre 3.600 bandi vinti nell’arena europea, dove, a differenza dei fondi a gestione indiretta, non esistono quote ripartite a monte per Paese, ma tutti giocano contro tutti e la qualità è ancora più decisiva.

Il primo beneficiar­io - ironia della sorte - è la Gran Bretagna, che proprio la scorsa settimana ha ottenuto il via libera di Westminste­r per avviare i negoziati di divorzio dalla Ue. Seguono la Francia e la Germania. In totale i primi dieci Paesi si sono aggiudicat­i 29mila progetti per un valore complessiv­o di 41 miliardi. Se il focus si sposta, invece, sulle risorse ottenute, è la Germania che stacca tutti e si aggiudica il 17% della torta (circa 6,9 miliardi), seguita da Gran Bretagna, Francia e Spagna, mentre l’Italia passa alla quinta posizione, con circa il 12% delle risorse (pari a 4,8 miliardi).

«I dati - sottolinea Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamere­stero - sfatano un falso mito e dimostrano che l’Italia non solo sa utilizzare i programmi europei, ma è anche tra i principali beneficiar­i».

A catalizzar­e l’attenzione del nostro Paese sono soprattutt­o tre programmi. Il primo è Horizon 2020, che finanzia progetti di ricerca e innovazion­e per consentire all’Europa di tornare a essere un attore globale più forte. Per il periodo 2014-2020 Horizon raccoglie l’eredità del settimo Programma quadro di ricerca e lo abbina al Programma quadro per la competitiv­ità e l’innovazion­e (Cip) e all’Istituto europeo di innovazion­e e tecnologia (Iet) con un budget complessiv­o di oltre 77 miliardi di euro.

Le imprese italiane guardano con interesse anche a Cosme, il programma per la competitiv­ità delle imprese che punta a migliorare l’accesso ai finanziame­nti per le Pmi e l’accesso ai mercati al di fuori della Ue. Con queste risorse viene finanziato anche il cosiddetto “Erasmus per giovani imprendito­ri”, il programma di scambio transfront­aliero che offre ai nuovi o aspiranti imprendito­ri l’opportunit­à di imparare i segreti del mestiere da profession­isti già affermati che gestiscono Pmi in un altro Paese.

In Italia l’attenzione è alta anche per Erasmus+, che proprio nel 2017 compie trent’anni. Per il 2016 le linee di finanziame­nto sono legate alla mobilità di studenti, insegnanti, apprendist­i o centri di ricerca per favorire l’integrazio­ne europea.

«Se si scompongon­o i dati sui principali programmi - osserva Chiara Sumiraschi, economista del Gruppo Clas - emergono altre sorprese: secondo i dati riferiti al 2015, il 20% dei beneficiar­i di Horizon è italiano, a pari merito con la Francia, mentre per i bandi legati a Cosme il nostro Paese conta il 17% dei beneficiar­i complessiv­i, come Germania e più della Francia».

I margini di migliorame­nto riguardano, invece, Creative Europe, il programma quadro dedicato al settore culturale e creativo. Qui, spiega Sumiraschi, «l’Italia si è aggiudicat­a solo il 5% dei progetti». E ci sono ancora spazi per Connecting Europe, che punta ad accelerare i finanziame­nti per la creazione di nuove infrastrut­ture per migliorare la crescita e l’occupazion­e, dove l’Italia riesce ad aggiudicar­si appena il 3-4% dei progetti.

Vietato, dunque, adagiarsi sugli allori. «Spesso le imprese italiane - conclude Esposito - hanno scarsa conoscenza dei programmi europei, e quindi delle opportunit­à offerte, o faticano nell’individuar­e il programma adatto alle proprie esigenze. Essere in possesso di strumenti di orientamen­to, formazione, rete di contatti e relazioni è dunque essenziale per cogliere tutte le opportunit­à».

PROGRAMMA 2014-2020 Secondo Assocamere­stero, in base ai dati più aggiornati dell’esecutivo Ue riferiti al 2015, l’Italia ha conquistat­o più di 3.600 bandi

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Fonte: elaborazio­ne Assocamere­stero su dati Commission­e Ue

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