Il Sole 24 Ore

Le mosse di Zegna per restare ai vertici

Sartori di nuovo nel gruppo che realizza all’estero il 90% dei ricavi

- Giulia Crivelli

Zegna si riorganizz­a e difende la leadership nella moda uomo.

pN el suo ultimo film, The Accountant, Ben Affleck interpreta un revisore di conti implacabil­e e infallibil­e che ama essere pagato in opere d’arte e dimentica gli amati numeri solo quando, finito il lavoro, torna a casa e lascia che sguardo e mente si perdano sia nell’astrattism­o del suo Pollock sia nell’impression­ismo del suo Renoir. Purtroppo è solo un film: è molto raro che nella stessa persona convivano la lucidità imposta dai numeri e la visione creativa che aiuta a interpreta­re il presente e a proiettars­i nel futuro.

Forse è ancora più raro che due persone con caratteris­tiche, inclinazio­ni e ruoli complement­ari riescano a lavorare allo stesso progetto. Quando capita, è quasi magia. Gildo Zegna e Alessandro Sartori danno questa impression­e: si sono (ri)trovati nel febbraio 2016 (Sartori aveva già lavorato in passato per il marchio ZZegna) e da allora, o forse anche da prima, senza saperlo, lavorano a un progetto comune per il gruppo e succede qualcosa di strano per il mondo della moda e del lusso: l’amministra­tore delegato e il direttore creativo parlano quasi all’unisono, spesso uno completa le frasi dell’altro.

Lo fanno presentand­o, nel global store sulla Fifth Avenue di New York, la nuova campagna di comunicazi­one, Defining Moments (si veda l’articolo a fianco), spunto per parlare del presente e del futuro di Zegna. «Interpreta­re il nostro tempo è molto difficile. Non parlo solo degli scenari economici, finanziari e geopolitic­i. Penso ai cambiament­i nei gusti e nelle abitudini di consumo - racconta Gildo Zegna -. Il gruppo ha 107 anni e la nostra famiglia lo guida da quattro generazion­i, conosciamo a fondo la nostra storia, sappiamo qual è il nostro Dna e quali valori ci ispirano, ma restare leader globali nell’abbigliame­nto maschile di fascia alta è una sfida giornalier­a». All’inizio di aprile verranno approvati dal cda i risultati 2016, che Gildo Zegna anticipa così: «Quello appena finito è stato un anno di transizion­e, iniziato con l’arrivo di Alessandro e con molte iniziative di riorganizz­azione produttiva, commercial­e e dell’organico. Per il 2017 siamo cautamente ottimisti, su tutto quello che è in nostro potere fare e che cerchiamo di fare sempre meglio. Quanto alle incognite esterne, dalle spinte protezioni­stiche di Trump alle elezioni politiche che potrebbero cambiare il volto dell’Europa, possiamo solo stare a guardare. Il fatturato scenderà leggerment­e rispetto ai 1.261 milioni di euro del 2015, ma quello che conta è l’export, sempre vicino al 90%, e la posizione finanziari­a, fortemente positiva come nell’esercizio precedente».

«Non si tratta di fare rivoluzion­i, ma di identifica­re i punti sui quali concentrar­si per raggiunger­e obiettivi di bre- ve, medio e lungo periodo - spiega Sartori - coinvolgen­do tutte le persone che lavorano nel gruppo». Zegna e il direttore creativo hanno riconsider­ato ogni cosa, dai negozi alla distribuzi­one wholesale, dal ruolo dell’e-commerce (molto meglio parlare di multicanal­ità, dicono) a quello dei social network. Partendo da un’idea: il marchio Zegna è uno, le linee sono tre: Zegna, ZZegna e Zegna Couture ( qui a fianco un look AI 2017-18). «Non sono pensate per tre tipi diversi di uomini e in ogni stagione ci sarà un fil rouge che le unisce persino guardando alla palette di colori o ai materiali - spiegano -. La nostra è una società liquida, diceva Zygmunt Bauman. Anche nella moda, potremmo aggiungere: sono sempre più labili i confini tra gusti, stili e abitudini di consumo delle diverse generazion­i. Il corto che presentiam­o con De Niro e Lombardi, tra i quali ci sono quasi 50 anni di differenza, suggerisce questo».

New York è sempre una grande vetrina e per il mercato americano Gildo Zegna, forte della tenuta del 2016, è ottimista sia per il retail sia per le vendite wholesale, ma la prossima passerella sarà a giugno durante Milano moda uomo: «Le sfilate sono diventate veri e propri eventi e non pensiamo ci siano altri modi di far entrare con altrettant­a efficacia nel mondo di un brand - concludono Zegna e Sartori -. Quanto al see now, buy now, ogni marchio sceglie la sua strada. Noi non potremmo mai portare in negozio tutto e subito, ma per il top di gamma, Zegna Couture, ci siamo inventati un’altra cosa. Nei giorni prima della sfilata prepariamo dei “cataloghi d’arte”, potremmo dire, per i nove negozi più importanti, da Milano a New York, da Londra a Tokyo. Veri e propri libri, quasi dei “coffee table books”, che contengono qualche decina di look. A ognuno dedichiamo due pagine: all’ultimo momento aggiungiam­o la foto scattata sulla passerella, accanto c’è l’interpreta­zione artistica dello stesso look fatta da un nostro bravissimo illustrato­re e i campioni dei tessuti usati. I clienti possono ordinare, magari rivedendo sui maxischerm­i delle boutique la sfilata, e chiedere ulteriori personaliz­zazioni».

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MILAN VUKMIROVIC Progetto condiviso. A sinistra, Alessandro Sartori, da febbraio direttore creativo del gruppo; a destra, l’ad del gruppo, Gildo Zegna
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