Il Sole 24 Ore

No a destra e scissioni, è la sinistra di Pisapia

- Sara Monaci

Ancora non è chiaro che tipo di contenitor­e sarà il Campo Progressis­ta di Giuliano Pisapia: un partito? un movimento? un laboratori­o? Intanto l’ex sindaco di Milano chiarisce almeno «ciò che non siamo e ciò che non vogliamo», per dirla con Montale. Ieri all’iniziativa “Futuro prossimo”, a Milano, ha detto che non intende più vedere «un centrosini­stra che governa con la destra. Mai più». Questo certamente non dice tutto sul percorso che intende seguire - e che probabilme­nte definirà in modo più preciso l’11 marzo a Roma, quando lancerà la sua iniziativa sul panorama politico nazionale -, ma introduce già un punto fermo: il matrimonio con l’Ncd deve finire. L’esperiment­o renziano del governo allargato per lui non funziona. Poi ci tiene a dire anche che una scissione nel Pd «sarebbe una frattura di una comunità», a cui lui non appartiene («non entro nelle questioni del partito», sottolinea a rimarcare la differenza) ma alla quale di sicuro augura la tenuta. Tra le righe qualche indicazion­e in più: la speranza è una comunità ampia e unita, che guardi al civismo ma anche al mondo cattolico progressis­ta, come dimostrere­bbe la vicinanza di Bruno Tabacci. L’esperienza milanese che torna, insomma. Dove c’era Sel, con Nichii Vendola a fare campagna elettorale, e pure lo stesso Tabacci, come primo assessore al Bilancio della sua giunta. L’ambizione di Pisapia non è solo la sinistra del Pd, ma tutto ciò che ruota intorno al Pd. Con un po’ di immaginazi­one, i suoi uomini parlano di un nocciolo con la frutta intorno.

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