No a destra e scissioni, è la sinistra di Pisapia
Ancora non è chiaro che tipo di contenitore sarà il Campo Progressista di Giuliano Pisapia: un partito? un movimento? un laboratorio? Intanto l’ex sindaco di Milano chiarisce almeno «ciò che non siamo e ciò che non vogliamo», per dirla con Montale. Ieri all’iniziativa “Futuro prossimo”, a Milano, ha detto che non intende più vedere «un centrosinistra che governa con la destra. Mai più». Questo certamente non dice tutto sul percorso che intende seguire - e che probabilmente definirà in modo più preciso l’11 marzo a Roma, quando lancerà la sua iniziativa sul panorama politico nazionale -, ma introduce già un punto fermo: il matrimonio con l’Ncd deve finire. L’esperimento renziano del governo allargato per lui non funziona. Poi ci tiene a dire anche che una scissione nel Pd «sarebbe una frattura di una comunità», a cui lui non appartiene («non entro nelle questioni del partito», sottolinea a rimarcare la differenza) ma alla quale di sicuro augura la tenuta. Tra le righe qualche indicazione in più: la speranza è una comunità ampia e unita, che guardi al civismo ma anche al mondo cattolico progressista, come dimostrerebbe la vicinanza di Bruno Tabacci. L’esperienza milanese che torna, insomma. Dove c’era Sel, con Nichii Vendola a fare campagna elettorale, e pure lo stesso Tabacci, come primo assessore al Bilancio della sua giunta. L’ambizione di Pisapia non è solo la sinistra del Pd, ma tutto ciò che ruota intorno al Pd. Con un po’ di immaginazione, i suoi uomini parlano di un nocciolo con la frutta intorno.