L’Europa vuole gli stress test sui titoli «tossici» delle banche
Una r isoluzione dell’Europarlamento invita la Vigilanza Bce a farne una pr ior ità Gli esami al 2018 da allargare anche ai titoli «level 3»
Il Parlamento europeo bacchetta il Meccanismo unico di Vigilanza (Ssm, Single Supervisory Mechanism) su una gestione giudicata fino ad oggi poco trasparente. Ma soprattutto chiede all’Ssm di migliorare gli stress test e di mettere in particolare nel mirino gli asset di livello 3, auspicandone così una netta riduzione.
Ieri il Parlamento europeo, in seduta plenaria, ha votato, approvandolo, il rapporto dell’Europarlamento sull’Unione bancaria 2016. Un vero cahier de doléances, in cui si sottolineano gli aspetti positivi ma anche tutte le lacune del progetto dell’Unione Bancaria. Al centro della proposta di risoluzione una serie di suggerimenti rivolti in particolare all’Ssm. Nulla di vincolante, sia chiaro.
pM a da Bruxelles arrivano chiare indicazioni su una serie di temi - dagli Npl alle prassi di vigilanza - di cui Francoforte difficilmente non potrà non tenere conto. Nel dettaglio, tra i vari punti evidenziati nella relazione curata dalla polacca Danuta Hübner, emerge in particolare la riflessione su una delle partite più spinose per le banche del Nord Europa, quella degli attivi di livello 3. Il parlamento mette in evidenza «i rischi derivanti dalla detenzione di attività di livello 3, inclusi i derivati», e in particolare dalla «difficoltà» di procedere alla loro valutazione. Non solo. Osserva come tali rischi «andrebbero diminuiti» e che ciò richiede una «riduzione progressiva» delle consistenze di tali attività. Da qua l’invito all’Ssm «a fare della questione una delle sue priorità in materia di vigilanza» e a «organizzare, unitamente all’Eba, una prova di stress quantitativa al ri- guardo». Una richiesta, questa, che può rappresentare un importante punto di svolta nelle prassi di una Vigilanza che, sul tema, ha adottato un atteggiamento da più parti giudicato come troppo timido. Decisivi, in questo senso, il contributo di Roberto Gualtie- ri, presidente della commissione per i problemi economici e monetari all’Europarlamento, e il pressing dell’Abi, che ha interloquito con i relatori polacchi affinchè il tema diventasse una priorità per l’intero Europarlamento. Ecco perchè non è escluso che a questo punto la questione rientri nel prossimo giro di stress test, previsti per il 2018.
Non solo. Come detto, il Parlamento chiede all’Ssm di garantire una «maggiore trasparenza» relativamente alla «totalità delle pratiche di vigilanza», e in particolare nel ciclo Srep. Per questo chiede alla Bce una sorta di “pagella”. L’idea è che Francofortepubblichi «indicatori e misurazioni della performance» per dimostrare l’«efficacia» della vigilanza e «migliorarne la responsabilità» verso l’esterno.
Bruxelles si scaglia i nfine contro gli attuali stress test. Mette in evidenza le «limitazioni dell’attuale metodologia». L’invito finale è che si faccia «di più» perchè gli stress test riflettano meglio i rischi effettivi, e perchè nella metodologia entrino elementi «più dinamici come gli effetti di contagio». Sempre in una logica di maggior trasparenza, il Parlamento denuncia la mancanza di trasparenza che caratterizza le prove di stress della Bce e invita la Vi- gilanza a pubblicare i risultati delle sue prove di stress nell’ottica di rafforzare la fiducia del mercato.
Altra questione di massima urgenza per il Parlamento è quello dei crediti deteriorati. Questione su cui l’assise «nutre preoccupazione» visto il fardello che, secondo i dati della Bce, ammonta a oltre mille miliardi. Bruxelles ritiene che ridurre tale livello sia di «importanza fondamentale». E se è vero che accoglie con «favore» gli sforzi già intrapresi in alcuni stati membri per ridurre il livello di crediti deteriorati, d’altra parte osserva che, «sino ad ora», la questione è stata prevalentemente affrontata a livello nazionale. La richiesta, insomma, è che il problema vada risolto il «prima possibile», anche se una soluzione definitiva «richiederà del tempo».
Da qui qualsiasi soluzione proposta dovrà tenere conto della «fonte dei crediti deteriorati», dell’impatto sulla «capacità di prestito delle banche» nei confronti dell’economia reale e della «necessità di sviluppare un mercato primario e secondario dei crediti deteriorati». In questo senso, il Parlamento non esclude «eventualmente» che si ricorra anche a una «cartolarizzazione sicura e trasparente» che possa prevede un coinvolgimento a livello sia «unionale che nazionale». Un’indicazione, questa, che sembra insomma aprire la porta alla proposte dell’Eba di una bad bank europea.
In ultimo, il Parlamento raccomanda alla Commissione di prestare assistenza agli stati membri affinchè vengano istituite «apposite società di gestione patrimoniale» (o “bad bank”): solo così, è il ragionamento, è possibile smaltire i crediti deteriorati e liberare capitali, aspetto particolarmente rilevante questo per le attività di prestito delle banche nei confronti dellee PmPmi.
PRESA DI POSIZIONE L’Europarlamento mette in guardia dai rischi e invita l’Ssm «a fare della questione una delle sue priorità in materia di vigilanza»