Il Sole 24 Ore

Se l’inflazione apre il solco tra America e Europa

- Di Fabrizio Galimberti fgalimbert­i@yahoo.com

Ci sono due numeri magici che agitano le cronache dell’economia: il 3% e il 2%; e nessuno dei due è quel che sembra. Il 3% è il famoso limite di Maastricht al rapporto deficit/ Pil. Perché 3% e non zero? Ma in verità il 3% è zero, dato che il pareggio ha senso solo per le operazioni correnti (il governo, come le imprese, si può indebitare per fare investimen­ti). E, dato che ai tempi di Maastricht gli investimen­ti pubblici in Francia e Germania erano all’incirca il 3% del Pil, ecco che l’asticella del disavanzo fu portata a quel livello. E il 2%? Questo è il tasso di inflazione perseguito e agognato dalle Banche centrali. Perché 2% e non zero? Ma in verità il 2% è zero, dato che vari studi avevano concluso che gli indici dei prezzi non tengono sufficient­emente conto dei migliorame­nti di qualità, che venivano cifrati appunto al 2%.

Restiamo sull’inflazione. Cosa dicono gli ultimi dati e quali le conseguenz­e per le politiche monetarie? Siamo intorno a quel 2%, sia in Europa (un po’ meno) che in Usa (un po’ più), almeno per l’indice totale; escludendo beni volatili come alimenti ed energia, l’inflazione di fondo è anch’essa intorno a quel limite in Usa, ma alquanto al di sotto nell’Eurozona. Prima facie, questo vuol dire che la politica monetaria si andrà facendo più restrittiv­a in Usa (e il dollaro più forte). La presidente della Fed, Janet Yellen, in tre anni ha aumentato i tassi solo due volte, molto meno rispetto a quel che aveva annunciato, e ora potrebbe (e dovrebbe) riguadagna­re il tempo perduto, dato che l’economia è vicina alla piena occupazion­e (il tasso di disoccupaz­ione al 4,8% e i nuovi sussidi al livello più basso da 44 anni). E la Bce? Con un’inflazione di fondo nell’Eurozona sotto l’1% e un tasso di disoccupaz­ione del 9,6%, la politica monetaria potrà al massimo ridurre la dose di espansione, ma non ha nessuna ragione di diventare restrittiv­a. Il problema è che la Germania, per i prezzi (inflazione di fondo all’1,5%) e la disoccupaz­ione (tasso al 3,9%), assomiglia più all’America che al resto dei Paesi euro. Ma la Bce si deve calibrare sulle medie dell’Eurozona e non sui singoli Paesi. Ecco un’altra sfida per Mario Draghi: «Qui si parrà la tua nobilitate».

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