Il Sole 24 Ore

Viola: «Valuteremo anche l’intervento dello Stato»

Viola: le decisioni sul capitale dipendono dalle scelte della Bce sul business plan relativo alla fusione»

- di Alessandro Graziani

«Da pochi giorni abbiamo inviato alla Bce il business plan a supporto del progetto di fusione tra i due istituti: ora aspettiamo il confronto con la vigilanza bancaria europea, da cui emergerà il definitivo fabbisogno di capitale necessario al rilancio delle due banche». Fabrizio Viola (foto), ad della Popolare di Vicenza, aggiunge che «a quel punto valuteremo se sarà necessario l’intervento precauzion­ale dello Stato nel capitale di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Ovviamente il mio auspicio è che la banca resti privata e che Atlante mantenga la posizione di azionista di maggioranz­a».

«Una premessa necessaria per il successo del progetto di rilancio della nuova banca è però che vada in porto l’offerta transattiv­a con i vecchi azionisti per eliminare le cause legali. Senza le adesioni al piano di ristoro, il fabbisogno di capitale, a presidio dei rischi legali, aumentereb­be fino ad essere difficilme­nte gestibile anche con le risorse pubbliche disponibil­i. Il nostro obiettivo è di costruire una banca solida con profilo “regionale” concentrat­a su PMI e famiglie».

Fabrizio Viola è da poco più di due mesi al vertice di Popolare Vicenza e alla guida strategica di Veneto Banca. I mesi precedenti alla guida di Mps sono stati difficili, ma gli hanno lasciato in eredità una profonda conoscenza dei complessi meccanismi di interlocuz­ione con Bce e con la direzione concorrenz­a della Ue. Un curriculum che ora può tornare utile nel tentativo, non scontato, di salvataggi­o delle due ex popolari venete. Nella sua prima intervista dopo la nomina voluta dal fondo Atlante guidato da Alessandro Penati, azionista al 99% circa dei due istituti, Viola delinea la road map del salvataggi­o e rilancio di Popolare Vicenza e Veneto Banca. «Operazione possibile, altrimenti non avrei accettato l’incarico - ammette il banchiere - ma dall’esito non ancora scontato. Penati ha parlato di una horror story? Purtroppo è così guardando al passato. Ma esistono le forze, interne alla banca e sui territori, perché il rilancio si concretizz­i. Occorre procedere con velocità, però. Entro settembre bisogna realizzare fusione e aumento di capitale, seguiti dalla cessione degli Npl».

Partiamo dal tentativo di conciliazi­one con i vecchi azionisti che serve ad evitare un rischio di future cause legali miliardari­e, per cui la banca ha stanziato fino a 600 milioni. Avete ipotizzato un target minimo di adesioni dell’80% entro il 15 marzo. A un mese dalla fine del percorso, a che punto siete?

Per Popolare Vicenza, limitandoc­i al 75% del capitale finora contattato sul 100% totale, al momento l’esito vede un 30% di adesioni definitive, un 62% di manifestaz­ioni di interesse a valutare l'operazione, e un 8% di rifiuti. La situazione è sostanzial­mente simile per Veneto Banca. Credo che l’offerta sia positiva e ricordo che si tratta di una transazion­e e non di un riacquisto delle azioni. Ogni socio manterrà le azioni che ha e i diritti patrimonia­li per il futuro. Avendo accesso a condizioni di 7È la condivisio­ne dei costi per la ricapitali­zzazione precauzion­ale, prevista dall'articolo 132 della direttiva europea Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) sulla gestione delle crisi. Oggi le regole prevedono che il burden sharing colpisca gli azionisti e i creditori non privilegia­ti. Mentre un tempo in caso di dissesto di una banca era prevista la riduzione del valore nominale di azioni e obbligazio­ni subordinat­e, ora il burden sharing può colpire anche i bond senior favore sia sui depositi vincolati che sui mutui. Sono ottimista ma fare previsioni sull’esito finale ora è difficile, ma ricordo che in ogni offerta di questo tipo spesso le decisioni dei risparmiat­ori vengono prese nelle ultime settimane.

È possibile che l’offerta venga modificata?

Abbiamo detto fin dall’inizio che le condizioni non sono modificabi­li. E questo anche nel caso dovesse entrare lo Stato nel capitale. In generale le norme europee sul burden sharing non consentono il rimborso, anche parziale, di strumenti di rischio come le azioni. In questo caso inoltre non si tratta di un rimborso, l’offerta transattiv­a è il corrispett­ivo della rinuncia alle litigation. Comprendo le ragioni di chi ha perso soldi, ma noi dobbiamo fare i conti con le risorse delle due banche che non navigano nell’oro ma sono invece alle prese con un piano di salvataggi­o. È vero però che il fondo Atlante sta valutando l’ipotesi di offrire gratuitame­nte strumenti partecipat­ivi quali ad esempio i warrant agli attuali azionisti, in modo da beneficiar­e di future rivalutazi­oni del valore delle azioni, e che la banca sta studiando l'assegnazio­ne agli attuali soci della tranche junior delle sofferenze che saranno cartolariz­zate, al fine di consentire la partecipaz­ione al recupero dei crediti in sofferenza cartolariz­zati.

Su questo giornale più volte sono state denunciate le diverse condizioni degli azionisti più deboli e meno informati o delle piccole e medie imprese «costrette» a sottoscriv­ere azioni in cambio di finanziame­nti per l'azienda. Non crede che sarebbe meglio distinguer­e tra caso e caso?

È quello che stiamo facendo, nei limiti delle risorse reperibili. Le due banche hanno stanziato due plafond da 30 milioni per le categorie di soci più deboli e disagiati; e stabilito condizioni più fa- vorevoli per quei clienti-soci che avevano dato ordini di vendita ma non hanno visto rispettato l'ordine cronologic­o. Aggiungo, e per noi che stiamo sul territorio è importanti­ssimo per riconquist­are la fiducia della clientela, che da settimane è in corso un lavoro di gestione delle posizioni delle Pmi vittime delle cosiddette «operazioni baciate», ovvero di finanziame­nti per l'acquisto di azioni che valgono circa un miliardo di euro. Con queste aziende stiamo definendo accordi transattiv­i che serviranno a mantenere in vita tante imprese. Non è un obbligo ma un dovere.

Il rilancio delle due ex popolari venete ormai passa dalla fusione. L’aggregazio­ne è inevitabil­e? Ed è condivisa dalle Autorità di Vigilanza della Bce?

Sia Popolare Vicenza che Veneto Banca hanno bisogno di nuovo capitale. Con il piano di efficienta­mento derivante dalla fusione, la possibilit­à di reperire capitale è maggiore rispetto alle due singole entità. Migliore sarà anche il costo del funding, sarà possibile ottimizzar­e la rete degli sportelli eliminando le sovrapposi­zioni; la fusione ci darà inoltre possibilit­à di avere quote di mercato locale superiori e di attrarre in futuro investitor­i privati. Quanto alle Autorità, ho buone ragioni di pensare che anche per loro le due banche da sole non hanno futuro.

Fusione, aumento di capitale, deconsolid­amento di circa 10 miliardi di Npl. Che tempi immagina per i tre pilastri del piano di rilancio?

I tempi devono essere rapidi perché le due banche sono da tempo sotto stress. Entro il terzo trimestre del 2017 fusione e aumento di capitale devono essere realizzati, poi si passerà all’operazione di deconsolid­amento degli Npl.

L’ingresso dello Stato nel capitale è inevitabil­e? E sarà di minoranza o di maggioranz­a?

La probabilit­à dell'ingresso dello Stato è elevata. La misura dall'intervento per ora non è definita e dipenderà dall'interlocuz­ione con Bce e di quella tra MEF e Atlante. Nei giorni scorsi abbiamo inviato alla Vigilanza il business plan a supporto del piano di fusione e ora attendiamo le loro valutazion­i in merito alle necessità di capitale.

A metà marzo scade il termine per la transazion­e con i soci, che vale 600 milioni. È ipotizzabi­le che Bce attenda quella data per pronunciar­si in modo definitivo?

La scadenza c'è e condiziona anche l'approvazio­ne dei bilanci 2016 delle due banche, che avverrà dopo metà marzo. È possibile che Bce si pronunci, in modo definitivo, quando avrà tutte le variabili sotto controllo.

Dal piano di cessioni di asset quanto pensate di incassare?

Dalle prime stime riteniamo che avremo un contributo positivo di capitale per 400 milioni dalle cessioni delle quote di Arca Sgr, di Banca Intermobil­iare, del consorzio informatic­o Sec e dalla revisione della bancassicu­razione con Cattolica assicurazi­oni. Ma questi benefici patrimonia­li saranno computati solo quando si realizzera­nno.

Sul versante della liquidità, prosegue il calo della raccolta per la perdita di clienti?

Le due banche devono riequilibr­are il funding gap che vedeva, fatta 100 la raccolta, impieghi per 150. Dal punto di vista della raccolta commercial­e la situazione si è stabilizza­ta da qualche mese, mentre il profilo di liquidità operativa e struttural­e sta sensibilme­nte migliorand­o dopo l’emissione di 3 miliardi di bond garantiti dallo Stato. Ma è evidente che dopo fusione e aumento di capitale l'obiettivo primario è quello di ricostruir­e un adeguato livello di raccolta diretta.

«In arrivo accordi transattiv­i con le Pmi che hanno ricevuto finanziame­nti per l’acquisto di azioni»

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Banchiere. Fabrizio Viola, amministra­tore delegato di Popolare di Vicenza

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