Il Sole 24 Ore

Statali, domani l’ok del governo alla riforma

- Giorgio Pogliotti Gianni Trovati

pIl rapporto fra norme di legge inderogabi­li e spazio d’azione dei contratti continua a dominare il confronto sulla riforma del pubblico impiego, insieme ai i poteri dirigenzia­li sull’organizzaz­ione degli uffici, sui quali i sindacati chiedono più spazio alla contrattaz­ione.

L’ultima delle tante versioni dei testi con le nuove regole su dipendenti di Stato ed enti locali è stata illustrata ieri dal governo alle 13 sigle sindacali convocate a Palazzo Vidoni per un incontro che sembra aver lasciato piuttosto freddi i sindacati. L’informativ­a, comunque, ha rappresent­ato un passaggio in- dispensabi­le per lo sbarco dei provvedime­nti in consiglio dei ministri, atteso per domani. La riforma, ha rilanciato la ministra per la Pa e la semplifica­zione Marianna Madia, è «il miglior biglietto da visita per esprimere la volontà di firmare un contratto».

Conferme arrivano comunque sui capitoli più importanti della nuova tappa nell’attuazione della delega Pa. Il reclutamen­to nelle pubbliche amministra­zioni abbandoner­à il vecchio sistema degli organici per abbracciar­e il fabbisogno triennale del personale, che dovrà però tenere conto dei vincoli finanziari sulla spesa di personale. Per le amministra­zioni dello Stato, se i costi in corso d’opera si rivelerann­o superiori alle previsioni, la Funzione pubblica e il ministero dell’Economia interverra­nno per correggere la rotta. Maggiore autonomia viene lasciata alle Regioni e agli enti locali, anche per facilitare la strada dell’«intesa» (richiesta dalla sentenza 251/2016 della Corte costituzio­nale) e prevenire il rischio di contenzios­i.

Ma a impegnare il confronto governo-sindacati sono stati soprattutt­o i grandi capitoli legati al piano straordina­rio di assunzione dei precari e il ridisegno delle regole sui premi di produttivi­tà con il superament­o dei vincoli fissati dalla legge Brunetta nel 2009 (mai applicati). Il tema viene lasciato alla contrattaz­ione nazionale, che dovrà garantire una «effettiva diversific­azione» delle buste paga in base alla «significat­iva differenzi­azione» dei giudizi che dovrà guidare le valutazion­i.

Sul punto, però, è da segnalare che rimane nei testi finiti ieri sul tavolo del confronto l’obbligo di destinare alla produttivi­tà individual­e la «quota prevalen- te» del trattament­o accessorio complessiv­o: un vincolo che in alcuni comparti potrebbe mettere a rischio il finanziame­nto di altre voci accessorie come l’indennità di turno nella sanità e quelle legate al «disagio» di chi lavora in strada come la Polizia municipale. Il nuovo codice disciplina­re amplia le cause di possibile licenziame­nto ed estende le procedure sprint (sospension­e in 48 ore e uscita in 30 giorni) a tutti i casi di flagranza: tra le cause di licenziame­nto entrano poi le gravi o reiterate violazioni dei codici di comportame­nto o la mancata attivazion­e del procedimen­to disciplina­re da parte dei responsabi­li degli uffici.

Sul precariato, la ministra Madia ha ribadito l’impegno a « mettere fine » al fenomeno. Restano però da definire i criteri delle stabilizza­zioni dei precari nel triennio 2018-2020: ad averne diritto dovrebbero essere i titolari di contratti flessibili con almeno tre anni di servizio anche non continuati­vi (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), ma il condiziona­le è d’obbligo dal momento che né il numero di anni di servizio necessari né l’arco temporale di riferiment­o sono stati ancora fissati nel testo.

La partita, comunque, è tutt’altro che chiusa perché l’intenzione del governo è quella di avviare una consultazi­one pubblica online sul testo che dovrebbe avere domani il via libera preliminar­e: una consultazi­one aperta a tutti e non solo agli addetti ai lavori. Senza trascurare che ci vorranno 90 giorni per concludere l’iter ap- provativo del Dlgs, che si incrocia con la trattativa per il rinnovo dei contratti dopo 7 anni di blocco, che potrà partire all’Aran solo dopo la firma degli atti di indirizzo.

Piuttosto fredda la reazione dei sindacati: «Il testo consegnato non rende del tutto chiaro il riequilibr­io tra legge e contrattaz­ione a favore della contrattaz­ione, punto centrale dell’accordo del 30 novembre», sostiene Franco Martini (Cgil).«Ci aspettavam­o più coraggio - aggiunge Maurizio Bernava (Cisl) - il contratto deve poter derogare alle leggi sia future che passate». Antonio Foccillo (Uil) evidenzia «passi in avanti ma non ancora definitivi in particolar­e sui precari», mentre la Confsal esprime «soddisfazi­one per le modifiche della legge Brunetta,in particolar­e sulla premialità».

LE CONFERME Il reclutamen­to abbandoner­à il vecchio sistema degli organici per abbracciar­e il fabbisogno triennale di personale che dovrà tenere conto dei vincoli sulla spesa

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