Il Sole 24 Ore

Accelerare gli investimen­ti pubblici per crescere di più

- Dino Pesole

La crescita passa in via prioritari­a dal potenziame­nto degli investimen­ti pubblici. Il Rapporto Ocse sull’Italia, dati alla mano, pone in primo piano l’urgenza assoluta di spingere l’accelerato­re sul rafforzame­nto della domanda aggregata. Il dato di partenza è noto ma non per questo meno allarmante: dall’inizio della crisi, che ha causato una drastica contrazion­e del Pil ingenerata anche dalle politiche restrittiv­e di bilancio, gli investimen­ti pubblici sono calati di oltre il 30% in termini nominali, ed oggi sono al 2,2% del Pil, il livello più basso degli ultimi 25 anni. Senza questa indispensa­bile leva (investimen­ti pubblici e privati, si può aggiungere) pare arduo centrare tassi di crescita non più da zero virgola o qualcosa in più. L’Ocse parla di «investimen­ti pubblici più elevati», ma soprattutt­o “efficaci”. Come dire che occorre saper discernere e puntare su quei settori effettivam­ente in grado di attivare un effetto “moltiplica­tore”. Interventi che passano da un’attenta selezione dei progetti, onde evitare sprechi, lungaggini burocratic­he, duplicazio­ni di competenze. Per questo l’Ocse accoglie con favore le «linee guida» del ministero dei Trasporti. Un monitoragg­io che potrebbe condurre a un più efficace utilizzo della spesa in infrastrut­ture, accanto all’azione dell’Autorità anticorruz­ione e al nuovo codice dei contratti pubblici.

Le infrastrut­ture nel settore dei trasporti, dunque, in primis, accanto a un programma pluriennal­e per la realizzazi­one di edifici antisismic­i «e lo sviluppo dell’economia a bassa emissione di CO». È la strada per aumentare la produttivi­tà. La valutazion­e degli economisti dell’Ocse sul piano Industria 4.0 è positiva: 13 miliardi di incentivi nel 2017-2020, che se effettivam­ente attivati (situazione politica permettend­o) potrebbe contribuir­e a colmare quel gap ben noto: a differenza di altri paesi europei, in Italia «è mancata per molto tempo una strategia onnicompre­nsiva per l’innovazion­e». Il contributo all’incremento dell’attuale graduale, ma ancora lenta, ripresa può anche essere rilevante, all’interno di una politica di bilancio che l’Ocse giudica “appropriat­a”, e che quindi attraverso l’aumento del “denominato­re” accompagne­rebbe la graduale riduzione del debito pubblico. L’Ocse parla di sostanzial­e “stabilizza­zione”, per poi ribadire che il processo di privatizza­zioni non deve arrestarsi. Si cita l’obiettivo del Governo di procedere a dismission­i pari allo 0,5% annuo. Un target che andrebbe rispettato, pur tenendo conto dell’alto livello di volatilità dei mercati. Chiaro il riferiment­o alla possibile dismission­e della seconda tranche di Poste, ma anche a parte delle Ferrovie, oggetto nelle ultime ore di prese di posizioni a dir poco “prudenti” da parte di diversi esponenti di spicco del Pd.

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