Accelerare gli investimenti pubblici per crescere di più
La crescita passa in via prioritaria dal potenziamento degli investimenti pubblici. Il Rapporto Ocse sull’Italia, dati alla mano, pone in primo piano l’urgenza assoluta di spingere l’acceleratore sul rafforzamento della domanda aggregata. Il dato di partenza è noto ma non per questo meno allarmante: dall’inizio della crisi, che ha causato una drastica contrazione del Pil ingenerata anche dalle politiche restrittive di bilancio, gli investimenti pubblici sono calati di oltre il 30% in termini nominali, ed oggi sono al 2,2% del Pil, il livello più basso degli ultimi 25 anni. Senza questa indispensabile leva (investimenti pubblici e privati, si può aggiungere) pare arduo centrare tassi di crescita non più da zero virgola o qualcosa in più. L’Ocse parla di «investimenti pubblici più elevati», ma soprattutto “efficaci”. Come dire che occorre saper discernere e puntare su quei settori effettivamente in grado di attivare un effetto “moltiplicatore”. Interventi che passano da un’attenta selezione dei progetti, onde evitare sprechi, lungaggini burocratiche, duplicazioni di competenze. Per questo l’Ocse accoglie con favore le «linee guida» del ministero dei Trasporti. Un monitoraggio che potrebbe condurre a un più efficace utilizzo della spesa in infrastrutture, accanto all’azione dell’Autorità anticorruzione e al nuovo codice dei contratti pubblici.
Le infrastrutture nel settore dei trasporti, dunque, in primis, accanto a un programma pluriennale per la realizzazione di edifici antisismici «e lo sviluppo dell’economia a bassa emissione di CO». È la strada per aumentare la produttività. La valutazione degli economisti dell’Ocse sul piano Industria 4.0 è positiva: 13 miliardi di incentivi nel 2017-2020, che se effettivamente attivati (situazione politica permettendo) potrebbe contribuire a colmare quel gap ben noto: a differenza di altri paesi europei, in Italia «è mancata per molto tempo una strategia onnicomprensiva per l’innovazione». Il contributo all’incremento dell’attuale graduale, ma ancora lenta, ripresa può anche essere rilevante, all’interno di una politica di bilancio che l’Ocse giudica “appropriata”, e che quindi attraverso l’aumento del “denominatore” accompagnerebbe la graduale riduzione del debito pubblico. L’Ocse parla di sostanziale “stabilizzazione”, per poi ribadire che il processo di privatizzazioni non deve arrestarsi. Si cita l’obiettivo del Governo di procedere a dismissioni pari allo 0,5% annuo. Un target che andrebbe rispettato, pur tenendo conto dell’alto livello di volatilità dei mercati. Chiaro il riferimento alla possibile dismissione della seconda tranche di Poste, ma anche a parte delle Ferrovie, oggetto nelle ultime ore di prese di posizioni a dir poco “prudenti” da parte di diversi esponenti di spicco del Pd.