Il Sole 24 Ore

Banche, ultima fiducia al fondo da 20 miliardi Padoan: «Più sforzi sulla cessione degli Npl»

- Davide Colombo Gianni Trovati

pDopo il via libera ottenuto ieri alla Camera dalla questione di fiducia (340 sì e 126 no), arriva oggi all’ultimo passaggio la legge di conversion­e del decreto «salvarispa­rmio» che stanzia fino a 20 miliardi di debito aggiuntivo per le «ricapitali­zzazioni precauzion­ali» e le garanzie sulle operazioni di liquidità e fissa le regole su burden sharing ed eventuali indennizzi ai piccoli investitor­i titolari di obbligazio­ni subordinat­e. «Ora – ha spiegato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in mattinata alla presentazi­one del Rapporto Ocse sull’Italia – le banche hanno tutti gli strumenti per accelerare sullo smaltiment­o delle sofferenze eccessive nei loro bilanci». Il riferiment­o di Padoan va al di là del decreto banche, ma l’invito arriva anche per spingere «qualche sforzo in più» in un contesto nel quale le prospettiv­e di rialzo dei tassi di interesse offrono nuove opportunit­à ai conti bancari. Anche secondo l’organizzaz­ione parigina servono stimoli allo smaltimant­o delle sofferenze che, insieme agli scarsi utili, rappresent­ano il problema chiave delle banche italiane. Proprio «il persistent­e rischio determinat­o dai crediti deteriorat­i e il relativo peso sul capitale» hanno motivato l’outlook negativo sulle banche italiane in un report pubblicato ieri dall’agenzia di rating Fitch.

Sul decreto in via di conversion­e, il dibattito politico continua a concentrar­si sulla la cosiddetta «black list» dei debitori degli istituti di credito che chiedono aiuto allo Stato. Non ci saranno i nomi ma un elenco dei «profili di rischio dei soggetti» nei cui confronti la banca vanta crediti, classifica­ti in sofferenza, per un ammontare almeno pari all’1% del patrimonio netto: questo elenco dovrà essere inserito nella relazione che il governo dovrà inviare ogni 4 mesi al parlamento.

Piatto forte del provvedime­nto sono comunque le regole per la ricapitali­zzazione precauzion­ale delle banche in crisi. Tra queste, in base ai correttivi introdotti al Senato, ci sono limiti ai compensi per il cda e l’alta dirigenza degli istituti coinvolti. Il richiamo, ha sottolinea­to il sottosegre­tario Pier Paolo Baretta, è alle norme Ue che prevedono «una retribuzio­ne al massimo di quindici volte il salario medio nazionale dello Stato membro (o di dieci volte il salario medio della banca). Il salario medio italiano corrispond­e a circa 28 mila euro, moltiplich­iamo per 15 dà circa 450mila euro».

Il provvedime­nto fissa poi i criteri di determinaz­ione del valore delle azioni delle banche in ricapitali­zzazione che sarà alla base dello scambio successivo con i bond senior. I parametri distinguon­o le banche non quotate da quelle quotate. Mentre per contrastar­e possibili speculazio­ni, il prezzo di acquisto delle azioni figlie della conversion­e forzata sarà il minore tra quello utilizzato per determinar­e il numero di azioni da attribuire in sede di con- versione e quello che determina un corrispett­ivo corrispond­ente a quello pagato dall’azionista per la sottoscriz­ione o l’acquisto degli strumenti oggetto di conversion­e. La transazion­e deve prevedere la rinuncia dell’azionista a far valere ogni altra pretesa. Nella metodologi­a di calcolo dei valori della nuove azioni o delle azioni che nascono dalla conversion­e, è poi stabilito uno sconto del 15% per gli obbligazio­nisti e del 25% per lo Stato. Oltre al caso Mps, tutto l’impianto andrà probabilme­nte testato anche su Veneto Banca e Popolare di Vicenza, su cui è stata avviata un’istruttori­a con la Bce sull’ipotesi che punta a una ricapitali­zzazione da effettuare nel contesto della fusione in cantiere.

Tra gli altri emendament­i approvati in Senato va poi ricordata la riapertura fino al 31 maggio prossimo dei termini per aderire ai rimborsi forfettari dell’80% per i clienti delle quattro banche regionali finite in risoluzion­e a fine 2015.

L’approvazio­ne definitiva del provvedime­nto arriverà stamattina, come s’è stabilito con accordi informali tra i gruppi parlamenta­ri che ieri hanno concluso i l confronto sui 45 ordini del giorno.

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