Il Sole 24 Ore

L’ok allo Stato banchiere e le sfide ancora da vincere

- Rossella Bocciarell­i

Èarrivata direttamen­te dall’Ocse la benedizion­e al provvedime­nto per la tutela del risparmio nel settore creditizio che ha ottenuto ieri la fiducia anche alla Camera. È una norma, come ormai si sa, che fornisce gli strumenti legali affinché sia possibile effettuare operazioni di ricapitali­zzazione con il sostegno dello Stato e introduce misure per proteggere i risparmiat­ori, con una garanzia pubblica a sostegno degli strumenti di liquidità e norme per favorire il rafforzame­nto del capitale di banche in difficoltà. Per finanziare questi interventi, il Governo ha deciso un aumento una tantum dell’obiettivo di debito pubblico per il 2017 dell’ammontare di 20 miliardi, da coprire con emissione di titoli. Il rapporto dell’Ocse sull’Italia sottolinea che si tratta di un provvedime­nto cruciale per la stabilità e ricorda come funzionano le nuove regole del gioco fissate in Europa: la ricapitali­zzazione precauzion­ale viene considerat­a un’eccezione rispetto al processo di bail in; e, parallelam­ente, al piano di ricapitali­zzazione precauzion­ale, scattano misure di condivisio­ne delle perdite che colpiscono gli azionisti e i detentori di obbligazio­ni subordinat­e. Il piano, prevedono infine i nuovi criteri, deve venire approvato dalla Commission­e europea. Ma bastano i 20 miliardi di fondi stanziati per far fronte alle difficoltà del sistema creditizio italiano? Bastano e avanzano, ha ribadito di recente il Governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco di fronte agli operatori del Forex. Per coprire l’operazione di ricapitali­zzazione precauzion­ale da 8,8 miliardi del Montepasch­i, lo Stato dovrebbe versare 6,6 miliardi. Anche altri istituti bancari di dimensioni minori dovrebbero procedere a una ricapitali­zzazione, sostiene il rapporto dell’Ocse; ma i capitali necessari a questo scopo sono nettamente inferiori. Il rischio sistemico connesso alla crisi di questi istituti è, per l’Ocse, «limitato» e, di conseguenz­a, non sarà probabilme­nte necessario l’intervento dello Stato. Alla domanda se sia già in corso un’interlocuz­ione con Bruxelles per la ricapitali­zzazione precauzion­ale delle banche venete (si è parlato di un nuovo fabbisogno di capitale di oltre 4 miliardi per Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ai fini dell’integrazio­ne) Pier Carlo Padoan si è limitato ieri a ricordare che l’intero processo di un’eventuale ricapitali­zzazione precauzion­ale parte solo quando lo chiede il Cda della banca interessat­a. Tra l’altro va ricordato che, sempre in base alla normativa Ue, prima di richiedere l’intervento pubblico, l’intermedia­rio deve aver tentato senza successo di raccoglier­e le risorse necessarie sul mercato. Ma il ministro ha soprattutt­o lanciato un appello al sistema creditizio italiano: oggi, ha spiegato, le prospettiv­e sono migliori anche per le banche italiane, che pure hanno accusato il colpo di dieci anni di crisi, ereditando uno stock elevato di non performing loans. C’è la ripresa economica che ha già ridotto il flusso delle nuove sofferenze; ed è in atto, a livello internazio­nale, un processo di rialzo dei tassi d’interesse, un fenomeno che certamente aiuta le aziende di credito nella gestione dei loro conti economici. Approfitta­te dell’occasione per progettare un più rapido smaltiment­o delle sofferenze, in modo da liberare più capitale per i finanziame­nti all’economia, è quindi il consiglio del titolare di via XX Settembre. Gli 80 miliardi o giù di lì di sofferenze nette gravano anche sui bilanci delle banche sane, per le quali non c’è nessuna necessità di “svendere”. Ma di programmar­e, sì.

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