Macron denuncia gli attacchi di hacker e le «fake news»
Martedì mattina l’attacco degli hacker è durato a lungo. Nove, lunghissimi minuti. Ma è solo uno dei tanti che da un paio di mesi, con un’accelerazione negli ultimi giorni, colpiscono il sistema informatico di “En Marche!”, il movimento creato dall’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron per sostenere la sua candidatura da indipendente alle presidenziali francesi.
Tanto da spingere il segretario del partito, Richard Ferrand, a denunciare pubblicamente quanto sta avvenendo, con un intervento pubblicato dal quotidiano “Le Monde” in cui suona il campanello d’allarme segnalando «un fenomeno nuovo e inquietante, e cioè l’ingerenza di uno Stato estero determinato a destabilizzare il favorito di questo appuntamento elettorale». Nel mirino c’è ovviamente la Russia.
«Il sito internet del movimento e le sue infrastrutture – scrive Ferrand – sono oggetto ogni mese di alcune migliaia di attacchi, con introduzioni nelle nostre banche dati e violazioni delle caselle di posta elettronica, rendendo estremamente difficoltosa la gestione della campagna elettorale. Si tratta di attacchi che provengono in larga parte dall’Ucraina e sono palesemente frutto di un’operazione strutturata e organizzata, non certo di hacker solitari».
Ferrand sottolinea inoltre come a questi attacchi si affianchi una massiccia campagna di diffamazione, con la moltiplicazione di informazioni false, di “fake news”, che vengono rilanciate e amplificate dai social network, all’insegna del vecchio motto «accusate, accusate, qualcosa resterà». Il segretario di “En Marche!” cita in particolare le due testate “Russia Today” e “SputnikNews”, finanziate da Mosca, che puntualmente presentano Macron come «il rappresentante della ricca lobby gay» o «l’agente americano al servizio della lobby bancaria».
E Ferrand non risparmia Julian Assange, «hacker professionista vicino al regime russo», che in un’intervista al giornale “Izvestia” ha sostenuto di essere in possesso di «informazioni interessanti» su Macron provenienti dall’apparentemente inesauribile serbatoio delle mail private di Hillary Clinton.
Mosca evidentemente nega, così come le varie testate coinvolte, ma per il principale collaboratore di Macron c'è quanto basta per rivolgere un appello al presidente della Repubblica, François Hollande, affinché assuma delle iniziative per assicurare la regolarità delle elezioni. Tanto più che gli attacchi risparmiano la leader del Front National Marine Le Pen e il rappresentante della destra François Fillon - favorevoli a un dialogo con il Cremlino e alla fine delle sanzioni – concentrandosi unicamente sul candidato che propugna «un’Europa forte».
Senza dimenticare che già a fine ottobre l’Agenzia francese per la sicurezza dei sistemi informatici aveva convocato i responsabili dei vari partiti per un seminario (al quale solo il Front National non aveva partecipato) sulle modalità di difesa nei confronti degli attacchi cyber. E che all’inizio dell’anno i servizi di intelligence (come rivelato dal “Canard Enchainé”) avevano allertato sui rischi di incursioni da parte di hacker russi (o comunque sostenuti dalla Russia).
A gennaio è stato quindi creato un «comando delle cyberoperazioni», affidato al capo di stato maggiore delle forze armate francesi. E Hollande ha appunto chiesto «misure specifiche di protezione informatica delle presidenziali», che saranno esaminate nel Consiglio di difesa del 23 febbraio.
Il problema non è peraltro circoscritto alla Francia. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha più volte parlato di questo pericolo. E anche Berlino, in vista delle elezioni di settembre ma anche di eventi particolarmente «sensibili” come il G-20 di luglio ad Amburgo, ha creato un “cyber-dipartimento” in seno al ministero della Difesa, con 130 funzionari divisi tra la capitale e Bonn. E una decisione analoga è stata presa dalla Gran Bretagna, con un centro appena inaugurato dalla regina.
INTERFERENZE Il candidato indipendente di En Marche! cita le due testate «Russia Today» e «SputnikNews»