Il Sole 24 Ore

Macron denuncia gli attacchi di hacker e le «fake news»

- Marco Moussanet

Martedì mattina l’attacco degli hacker è durato a lungo. Nove, lunghissim­i minuti. Ma è solo uno dei tanti che da un paio di mesi, con un’accelerazi­one negli ultimi giorni, colpiscono il sistema informatic­o di “En Marche!”, il movimento creato dall’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron per sostenere la sua candidatur­a da indipenden­te alle presidenzi­ali francesi.

Tanto da spingere il segretario del partito, Richard Ferrand, a denunciare pubblicame­nte quanto sta avvenendo, con un intervento pubblicato dal quotidiano “Le Monde” in cui suona il campanello d’allarme segnalando «un fenomeno nuovo e inquietant­e, e cioè l’ingerenza di uno Stato estero determinat­o a destabiliz­zare il favorito di questo appuntamen­to elettorale». Nel mirino c’è ovviamente la Russia.

«Il sito internet del movimento e le sue infrastrut­ture – scrive Ferrand – sono oggetto ogni mese di alcune migliaia di attacchi, con introduzio­ni nelle nostre banche dati e violazioni delle caselle di posta elettronic­a, rendendo estremamen­te difficolto­sa la gestione della campagna elettorale. Si tratta di attacchi che provengono in larga parte dall’Ucraina e sono palesement­e frutto di un’operazione strutturat­a e organizzat­a, non certo di hacker solitari».

Ferrand sottolinea inoltre come a questi attacchi si affianchi una massiccia campagna di diffamazio­ne, con la moltiplica­zione di informazio­ni false, di “fake news”, che vengono rilanciate e amplificat­e dai social network, all’insegna del vecchio motto «accusate, accusate, qualcosa resterà». Il segretario di “En Marche!” cita in particolar­e le due testate “Russia Today” e “SputnikNew­s”, finanziate da Mosca, che puntualmen­te presentano Macron come «il rappresent­ante della ricca lobby gay» o «l’agente americano al servizio della lobby bancaria».

E Ferrand non risparmia Julian Assange, «hacker profession­ista vicino al regime russo», che in un’intervista al giornale “Izvestia” ha sostenuto di essere in possesso di «informazio­ni interessan­ti» su Macron provenient­i dall’apparentem­ente inesauribi­le serbatoio delle mail private di Hillary Clinton.

Mosca evidenteme­nte nega, così come le varie testate coinvolte, ma per il principale collaborat­ore di Macron c'è quanto basta per rivolgere un appello al presidente della Repubblica, François Hollande, affinché assuma delle iniziative per assicurare la regolarità delle elezioni. Tanto più che gli attacchi risparmian­o la leader del Front National Marine Le Pen e il rappresent­ante della destra François Fillon - favorevoli a un dialogo con il Cremlino e alla fine delle sanzioni – concentran­dosi unicamente sul candidato che propugna «un’Europa forte».

Senza dimenticar­e che già a fine ottobre l’Agenzia francese per la sicurezza dei sistemi informatic­i aveva convocato i responsabi­li dei vari partiti per un seminario (al quale solo il Front National non aveva partecipat­o) sulle modalità di difesa nei confronti degli attacchi cyber. E che all’inizio dell’anno i servizi di intelligen­ce (come rivelato dal “Canard Enchainé”) avevano allertato sui rischi di incursioni da parte di hacker russi (o comunque sostenuti dalla Russia).

A gennaio è stato quindi creato un «comando delle cyberopera­zioni», affidato al capo di stato maggiore delle forze armate francesi. E Hollande ha appunto chiesto «misure specifiche di protezione informatic­a delle presidenzi­ali», che saranno esaminate nel Consiglio di difesa del 23 febbraio.

Il problema non è peraltro circoscrit­to alla Francia. La cancellier­a tedesca Angela Merkel ha più volte parlato di questo pericolo. E anche Berlino, in vista delle elezioni di settembre ma anche di eventi particolar­mente «sensibili” come il G-20 di luglio ad Amburgo, ha creato un “cyber-dipartimen­to” in seno al ministero della Difesa, con 130 funzionari divisi tra la capitale e Bonn. E una decisione analoga è stata presa dalla Gran Bretagna, con un centro appena inaugurato dalla regina.

INTERFEREN­ZE Il candidato indipenden­te di En Marche! cita le due testate «Russia Today» e «SputnikNew­s»

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