Il Sole 24 Ore

Così Bruxelles si prepara a contrastar­e la «disinforma­tia»

- Giuseppe Chiellino

Prendi un briciolo di verità e dopo averlo gonfiato e distorto a dovere diffondilo sui media attraverso i cosiddetti “official outlets” e con il turboventi­latore dei social. È la ricetta perfetta della disinforma­zione che dal 2014 la Russia sta utilizzand­o come arma non convenzion­ale nei confronti dei “potenziali nemici”, in particolar­e Unione europea e Stati Uniti, con effetti sempre più evidenti nella politica interna dei due blocchi.

L’obiettivo è chiaro: destabiliz­zare i nemici potenziali con l’impiego integrato di forze militari e misure politiche, economiche, informativ­e e altri interventi “nonmilitar­i”, facendo leva sulla protesta latente delle opinioni pubbliche. È la “Dottrina militare russa 2014” descritta in un breve report della “EU East StratCom Task Force”, l’unità di comunicazi­one strategica del Servizio esterno della Commission­e europea messa in piedi dall’Alto rappresent­ante per la sicurezza dell’Ue su richiesta del Consiglio europeo di marzo 2015.

Il rapporto, presentato in un seminario nei giorni scorsi, descrive i dati raccolti in questo primo anno di monitoragg­io della «guerra di nuova generazion­e» come l’hanno definita i vertici militari russi, un intreccio ben calibrato di dati e informazio­ni false, discredito dei vertici politici e militari dei paesi-obiettivo e propaganda destabiliz­zante. Alla luce di alcune vicende, come quella del candidato alla presidenza francese Fillon, viene da pensare che destabiliz-

zante è anche l’ingenuità di alcuni di questi leader. Ma in molti altri casi le “fake news” si sono dimostrate efficaci quanto artificios­e. Gli esempi citati nel rapporto e nelle newsletter che l’unità pubblica ogni settimana sono i più disparati: dai banchi dei supermerca­ti europei vuoti (con tanto di foto) dopo le settimane di gelo di inizio anno al dispiegame­nto di forze Nato nei Paesi dell’Est di cui ampiamente si era parlato nel 2016. Le notizie pro-Cremlino, ricorda il rapporto, raccontava­no di 3.600 carri armati Nato dispiegati a ridosso dei confini con la Russia. Migliaia furono i commenti e le condivisio­ni su Facebook e Twitter ma in realtà si trattava di soli 87 tank in Paesi del patto per esercitazi­oni previste da tempo. Uno dei bersagli preferiti è la Germania, di volta in volta accusata dalla tv di Stato di voler invadere l’Ucraina, di cercare il conflitto con la Russia, di sostenere i neo-nazisti sempre in Ucraina o di aver deciso di uscire dall’euro entro fine anno.

L’idea di fondo nella strategia bellica non-militare di Mosca, secondo il rapporto europeo che cita un’affermazio­ne del ministro della Difesa russo Sergey Shoygu di marzo 2015, è che «parole, fotocamere, fotografie, internet e informazio­ne in generale sono già diventate un altro tipo di armi, un nuovo tipo di esercito». Che richiede risorse e investimen­ti: ogni anno la Russia spende tra i 600 milioni e un miliardo di dollari per foraggiare gli “official outlets”. Solo a Rossiya segodnya e a Russia Today (presente in 100 Paesi) arrivano 300 milioni di euro. Tra i beneficiar­i anche Sputnik, disponibil­e in 33 lingue diverse, italiano compreso. Cifre importanti, certo, ma infi- nitesime rispetto alle spese per armamenti tradiziona­li. Il Centro di giornalism­o investigat­ivo Re:Baltica ha censito più di una decina di Ong in Estonia, Lettonia e Lituania che in tre anni avrebbero ricevuto 1,5 milioni di euro: in comune hanno i nomi dei fondatori e dei membri del board. Edward Lucas, senior editor dell’Economist, ha censito per Disinfo Review (newsletter dell’unità europea) più di 2500 casi settimanal­i di inquinamen­to delle informazio­ni in Europa occidental­e attraverso più di 100 newsletter che raggiungon­o 18mila lettori e vengono regolarmen­te riprese dai media locali, dai governi e dai servizi di sicurezza. Il rapporto ricorda anche la recente inchiesta dell’Economist sulle relazioni tra i partiti nazionali dei Paesi dell’Unione e la Russia, con un “rating” per ciascun partito in base al livello di approvazio­ne dei rispettivi militanti nei confronti della leadership russa. Si va dal Front National in Francia all’Ukip in Uk, passando per Podemos in Spagna e tre partiti greci, Syriza compreso. Per l’Italia figurano la Lega Nord e Forza Italia.

Gli Stati Ue finora sono apparsi impreparat­i a questo nuovo scenario che non poco ha contribuit­o a disegnare un’immagine dell’Unione e dell’intera società europea decadente e disperata, che di siacuro contiene alcuni semi di verità, come prevede il “protocollo”. Le contromisu­re si stanno costruendo.

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mld di dollari Risorse annue investite da Mosca Tra i beneficiar­i testate come Russia Today e Sputnik

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