Marra-Scarpellini, si avvicina il giudizio immediato per corruzione
pProcesso immediato in vista per Raffaele Marra, «eminenza grigia» del Campidoglio ed ex braccio destro della sindaca Virginia Raggi. Per la Procura di Roma «c’è evidenza della prova» nell’accusa di corruzione di cui risponde l’ex vice capo di gabinetto.
L’istanza al gip non è stata ancora formulata. Tecnicamente il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Barbara Zuin hanno altri 28 giorni per presentare la richiesta: il 17 marzo scadranno i termini di custodia in carcere per Marra, data ultima per chiedere l’immediato. Tuttavia già nei prossimi giorni la Procura potrebbe stabilire di mandare alla sbarra degli imputati Marra, che risponde in concorso con l’imprenditore Sergio Scarpellini, l’immobiliarista reo confesso, che ai magistrati sta ricostruendo una rete di presunte relazioni illecite basate sulla corruzione. Un «sistema» in cui avrebbero avuto un ruolo politici ed anche ex della Banda della Magliana. Il fronte caldo resta quello relativo ai due procedimenti che stanno mettendo in crisi la giunta M5S di Roma: la nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, alla direzione Turismo del Comune; il nuovo contratto di Salvatore Romeo, passato da dipendente delegato alle società partecipate con stipendio di 39mila euro annui a capo segreteria politica con 110mila euro. In entrambe le inchieste sono gli sms a suffragare l’esistenza del reato di abuso d’ufficio, imputazione di cui risponde la Raggi (accusata anche di falso) in entrambi i fascicoli. Ma andiamo con ordine. L’inchiesta sulla nomina di Renato Marra si concentra sull’ordinanza con cui la sindaca ha stabilito una serie di spostamenti di dirigenti. Stando alla ricostruzione della Procura, Raggi e Raffale Marra avrebbero organizzato la nomina di Renato, cui intendevano dare un «vantaggio patri- moniale». A sostegno di questa accusa ci sono le chat su Whatsapp, dalle quali emergerebbe come la sindaca fosse a conoscenza del ruolo chiave di Raffaele nella nomina del fratello. Particolare, questo, che conferma il reato di falso commesso dalla prima cittadina, che all’ufficio Prevenzione corruzione si è addossata la paternità di quella nuova assunzione, negando l’intervento di Raffaele. Ora, però, la situazione si complica: in una chat Raggi riferisce a Marra che «me lo dovevi dire che avrebbe guadagnato di più (il fratello Renato, ndr), così mi metti in difficoltà». Il particolare non è di poco conto: la sindaca conferma il ruolo di Raffaele nell’abuso d’ufficio, dimostrando, però, di non essere a conoscenza di quel «vantaggio patrimoniale» (costitutivo del reato di abuso d’ufficio) e indirettamente conferma di aver mentito all’ufficio Prevenzione corruzione.