Export e avanzo record nel 2016
pFinanza, economia reale. Il miglioramento graduale del profilo di rischio delle attività manifatturiere, con una visibile riduzione dello stock di sofferenze, si affianca ai progressi in atto per le imprese sul fronte delle vendite e della produzione, grazie ad un finale di 2016 in forte accelerazione.
In attesa dei numeri definitivi (e più dettagliati) dell’Istat, in arrivo oggi, dall’analisi dei dati Eurostat è già possibile concludere che dicembre è stato un ottimo mese per il nostro export. Viene infatti replicato per l’Italia lo scatto del mese precedente, un balzo delle vendite oltreconfine di poco inferiore del 6% determinato in particolare dall’area Ue, dove le vendite crescono di oltre sette punti.
Per le aziende, nel mese, si tratta di due miliardi di incassi ag- giuntivi, il che porta il bilancio 2016 al nuovo record in valori correnti di 417 miliardi, l’1,1% in più rispetto all’anno precedente, performance in linea con la Germania e superiore a quella di Francia (-1%) e Regno Unito (-11%). L’avanzo commerciale dell’anno, soprattutto per effetto dei minori acquisti di energia, lievita così a quota 51,6 miliardi, quasi dieci miliardi in più rispetto al 2015, anche in questo caso si tratta del nuovo record storico.
Vendite estere toniche che evidentemente hanno avuto un ruolo anche nella ripresa della produ- zione industriale dello scorso dicembre, una crescita del 6,6% tendenziale ben superiore rispetto alle performance di Germania, Francia e Spagna. Uno scatto che riporta l’indice dell’output manifatturiero su livelli visti l’ultima volta a fine 2011, con numerosi settori già oltre il benchmark 2010 posto dall’Istat. La cartina di tornasole della progressiva stabilizzazione del sistema è la riduzione dei fallimenti, in calo dell’8,5% nella media globale, con l’industria ormai quasi tornata ai livelli pre-crisi. Se per costruzioni e servizi, anche dopo il calo a dop- pia cifra del 2016 il livello assoluto delle aziende fallite è doppio rispetto al 2008, per l’area manifatturiera il gap è ora limitato al 25%. Un’industria mediamente più solida, dunque, che ora prova a tornare ad investire. I dati Bankitalia sulle nuove operazioni di finanziamento a medio-lungo termine (1-5 anni, oltre 5 anni) evidenziano un’impennata evidente negli ultimi mesi del 2016, all’interno di un trend rialzista avviato lo scorso febbraio. I 3,55 miliardi di prestiti concessi lo scorso dicembre sono infatti quasi il triplo rispetto all’ammontare erogato 12 mesi prima: per trovare un mese migliore occorre tornare al lontano aprile 2008. Per l’intero 2016 i volumi di queste tipologie (23,3 miliardi) so- no il doppio rispetto all’anno precedente e consentono di riportare indietro le lancette al 2009. Come risultato di questi flussi crescenti in entrata, anche gli stock iniziano a mostrare movimenti significativi. L’area dei prestiti tra 1 e 5 anni è infatti l’unica a crescere, lievitando a 160,4 miliardi, 14 in più rispetto allo stesso mese 2015. Si tratta di livelli visti in precedenza solo nel 2009, non distanti dal record assoluto (173,7 miliardi) di settembre 2008. Trend, quelli di export, produzione e investimenti tutti da confermare ovviamente nel 2017 prima di poter parlare di svolta vera. Ma le premesse, per una volta, almeno paiono esserci.
LA RISALITA Anche da produzione industriale, numero di fallimenti e credito a medio-lungo termine arrivano segnali confortanti