Il Sole 24 Ore

Riparte il negoziato per il rinnovo dei 420mila tessili

Incontro Smi e sindacati

- Cristina Casadei

pC on due scioperi alle spalle e quasi un anno di negoziati, i tessili provano a far ripartire il negoziato. Sistema moda Italia e i sindacati (Filctem, Femca e Uiltec) hanno fissato per martedì (21 febbraio) a Milano un incontro a delegazion­i plenarie che segna la ripartenza delle trattative per il rinnovo del contratto del settore tessile abbigliame­nto. L’incontro in plenaria fa supporre che ci si stia avvicinand­o a una soluzione per i 420mila addetti dipendenti di 40mila aziende del settore che hanno il contratto scaduto dal 31 marzo del 2016.

Questo rinnovo, per ora, come si legge nella nota diffusa ieri sera da Smi, ha portato a una fase di conflitto durata da novembre 2016 a gennaio 2017 in cui sono stati proclamati due scioperi di settore per complessiv­e 16 ore. Un bilancio pesante per un settore dove non si scioperava da vent’anni. Al di là della negoziazio­ne, dei modelli e degli aumenti ex post ed ex ante, il peso maggiore dei conflitti va attribuito alla lunga coda della crisi sui conti delle imprese. Non di tutte, certamente, ma il contratto deve fare sintesi tra tutte le realtà ed essere uno strumento per affrontare la ripresa, garantendo a tutte sostenibil­ità.

Dopo il lavoro delle diplomazie sindacali e datoriali delle settimane post sciopero a Pitti Uomo, ieri Smi ha convocato le imprese per una verifica interna. A tarda sera ne è uscita la nota sull’incontro con i sindacati che appare come il messaggio che sul fronte datoriale ci sia una posizione che potrebbe essere condivisib­ile con i sindacati. Certamente è stata condivisa all’interno di Smi dove sussistono comunque molte differenze tra le aziende che sono a monte e a valle della lunga filiera tessile. L’impatto della crisi se può dirsi superato per i grandi marchi, è invece ancora evidente oggi per le piccole imprese.

L’approccio su cui le parti hanno lavorato nelle ultime

L’APPROCCIO Le parti stanno lavorando per valorizzar­e la sanità integrativ­a e la previdenza complement­are a cui risultano iscritti ancora pochi lavoratori

settimane tiene conto dei mutamenti sociali e di un’epoca in cui il welfare pubblico si restringe sempre di più. Di qui la scelta di ragionare in maniera più circoscrit­ta di capitoli come la sanità integrativ­a, che, con risorse contenute grazie agli sgravi fiscali previsti dalla legge può dare grandi benefici ai lavoratori e la previdenza complement­are , con il fondo Previmoda che ha ancora adesioni troppo basse da parte dei lavoratori. Con un approccio innovativo e inclusivo, ma anche con un impatto notevole sui conti delle imprese. Ex post o ex ante gli aumenti dovranno insomma essere compatibil­i con il costo complessiv­o del contratto.

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