Il Sole 24 Ore

I parchi industrial­i raddoppian­o e cercano alleanze

- L. Ca.

p «Cosa vi serve? Troviamo partners per produzione, commercial­izzazione o specifiche lavorazion­i. Ricerchiam­o clienti, fornitori, soci per eventuali joint venture. Facciamo assistenza fiscale, giuridica, finanziari­a e contrattua­le. E offriamo consulenza ingegneris­tica per partire con un impianto o ampliare l’esistente». A stilare la lista dei servizi pret-a-porter messi a disposizio­ne dai quasi 150 parchi industrial­i russi è Denis Zhuravsky, rappresent­ante di Aip, l’associazio­ne che riunisce i proprietar­i di parchi. In genere, si tratta di grandi gruppi, che hanno anche partecipaz­ioni e spesso core business in altri settori, in primis meccanica e oil&gas.

«È finita – ha detto Zhuravsky – la fase in cui i parchi erano appezzamen­ti di terreno in aree recintate, con allacciame­nti di utenze e una strada che permetteva il passaggio dei camion. Oggi i parchi sono aree dove il business si installa, fa network e filiera, usufruisce di servizi per un rapporto trasparent­e e veloce con la Pa e le regole del Paese ospite».

I parchi industrial­i in Russia – numeri di Aip – sono quasi raddoppiat­i in soli 3 anni, passati dagli 80 del 2013 ai 146 del 2016. Complessiv­amente, dalla loro istituzion­e, hanno attratto quasi 550 miliardi di rubli di investimen­ti esteri (pari a circa 9 miliari di euro) e creato circa 105mila posti di lavoro.

Ad aprile scorso, in quello di Chelyabins­k (negli Urali) la Termomecca­nica di La Spezia (117 milioni di euro di fatturato e circa 480 addetti, con vendite indirette in Russia dal 1970) ha inaugurato un primo stabilimen­to (investimen­to da 50 milioni di euro realizzato in 11 mesi), in società con Transneft e Konar. Quest’ultima è anche proprietar­ia del parco industrial­e, ma entra in joint venture con le imprese che “ospita” e lo ha già fatto con più di un’italiana. Obiettivo, arrivare in 5 anni a 200 milioni di euro di fatturato solo in Russia.

«Operiamo in Russia da più di 30 anni – ha spiegato Carlo Di Lorenzo (Responsabi­le Russia di Chimec, 90 milioni di fatturato e oltre 200 addetti) – ma il salto di qualità lo abbiamo deciso nel 2011». L’azienda è specializz­ata in additivi chimici per raffinerie e trattament­o acque. Dal 1° agente (nel 2005) all’ufficio commercial­e (2008), 5 anni fa è nata Ooo Kimek, società di diritto russo. «Ma avviare le procedure di accreditam­ento nei

MODELLO VINCENTE In 3 anni, le aree dedicate al manifattur­iero sono passate da 80 a quasi 150 e hanno attratto 9 miliardi di euro di investimen­ti esteri

principali gruppi petrolifer­i – ha spiegato Di Lorenzo – richiede una preparazio­ne dettagliat­a. Il primo, con Rosneft, ci è stato rifiutato. Bisogna soddisfare parametri rigidi di solidità finanziari­a, disgiunger­e le funzioni amministra­tive, avere una sede legale pienamente identifica­bile in loco. Abbiamo avviato gli aggiustame­nti necessari. Attendiamo il via libera a breve».

E la ripresa delle relazioni economiche Italia-Russia sarà oggi di nuovo al centro del V seminario italo-russo (sala conferenze Pavia e Ansaldo, Via del Lauro 7 dalle 9 alle 13.30). L’evento è organizzat­o dal Consolato generale della Federazion­e russa a Milano, in collaboraz­ione con Intesa Sanpaolo, Banca Intesa Russia e lo studio legale Pavia e Ansaldo.

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