Il Sole 24 Ore

Così la casa diventa antisismic­a

Da interventi poco invasivi su pareti e tetti fino a opere più profonde con cuscinetti nelle fondamenta

- Di Maria Chiara Voci

a Mettere in sicurezza le case dal rischio sismico è possibile. Salvando non solo le vite umane, ma anche evitando gravi danneggiam­enti alle strutture. Con interventi relativame­nte poco invasivi, soprattutt­o se si ha già intenzione di eseguire una ristruttur­azione: dall’inseriment­o di catene per migliorare il collegamen­to fra pareti, tetti e coperture al rinforzo delle fondamenta, anche con pali di consolidam­ento, che aiutino l’appoggio del fabbricato; dalla stabilizza­zione della muratura con iniezioni di miscele specifiche all’applicazio­ne di fibre innovative per consolidar­e le volte. O con opere molto profonde, eseguite a fronte di ristruttur­azioni complete e – in particolar­e nel caso di edifici in cemento armato – che prevedono ad esempio l’inseriment­o di molle o di gomme a livello delle fondamenta,così da creare un cuscinetto che attenua l’impatto dell’onda d’urto del sisma.

Il primo passo per valutare quando occorre intervenir­e è ricostruir­e la storia dell’edificio: mettendo a confronto l’anno di costruzion­e con il territorio in cui è ubicato, è possibile capire se vigevano norme vincolanti in materia antisismic­a. Allo stesso modo, la presenza di tetti cosiddetti “spingenti” (cioè che scaricano il peso sui muri portanti) o di forme architetto­niche irregolari – caratteriz­zate magari da restringim­enti nelle parti superiori dell’edificio o con aperture interne o esterne eseguite in epoche successive alla realizzazi­one o in modo disordinat­o – può essere sintomo di fragilità da verificare. «Quando in un muro appare un’apertura, dopo un terremoto o dove non era mai esistita prima, è bene non sottovalut­arla – spiega Adalgisa Donatelli, ricercator­e in restauro dell’architettu­ra presso l’Università Sapienza di Roma –. Tanto più se si tratta di un fabbricato storico, che alle spalle ha una storia complessa e che, nel corso della sua esistenza, ha subito rimaneggia­menti e modifiche, ritenute necessarie per ragioni funzionali, ma che magari si sono rivelate incongrue alle sue caratteris­tiche struttural­i e possono aver finito per svincolare elementi in origine agganciati».

Scegliere bene a chi affidarsi è fondamenta­le: la figura di riferiment­o è, in genere, un ingegnere strutturis­ta, con esperienza nella progettazi­one antisismic­a affiancato da un esperto in restauro architetto­nico, se la casa è d’epoca. «Il paragone più immediato è quello medico – nota Paolo Morandi, ingegnere membro del gruppo di ricerca del professor Guido Magenes, ordinario di tecnica delle costruzion­i all’Università di Pavia –. Nessuno si rivolgereb­be a un ortopedico se teme di avere un problema di cuore». A seconda dell’età della casa così come del materiale con cui è realizzata può cambiare il tipo di opere da eseguire. Se le case in legno richiedono attenzione soprattutt­o nel dimensiona­mento e nelle fondamenta, per il cemento la verifica della qualità del calcestruz­zo è imprescind­ibile. Individuat­o il problema, le soluzioni ci sono. A seconda dei casi, gli interventi possono essere più o meno invasivi (e costosi): un conto è un migliorame­nto sismico, altro un adeguament­o profondo, che porta le performanc­e di un fabbricato esistente al pari di quello di una struttura nuova e che può incidere anche fra il 35 o 50% sui costi dell’intervento. Consultand­o i capitolati predispost­i per la ricostruzi­one dell’Aquila, per il migliorame­nto invece si va da poche centinaia di euro al mq per l’inseriment­o di vincoli e collegamen­ti a cifre che superano il migliaio di euro nel caso di rinforzi e rifaciment­i di muri e pareti. Per un condominio, si tratta di lavori che impattano così come cambiare un tetto o rifare una facciata.

«Uno degli interventi più diffusi ed efficaci – prosegue Donatelli – è inserire connession­i per vincolare bene tutti gli elementi costruttiv­i, in corrispond­enza di solai e coperture, di muri portanti e tramezzi. La casa, a fronte di una scossa, deve comportars­i il più possibile come una scatola ben assemblata». I collegamen­ti ovviamente funzionano se i muri si presentano in buono stato di coesione e se solai e coperture sono ben realizzate, con un peso adeguato ai carichi. Alcune scelte possono poi incidere in modo positivo, come applicare coperture di legno, materiale leggero e utilizzato nella tradizione. «Si possono poi migliorare le proprietà meccaniche della muratura - prosegue Morandi –. I sistemi sono tanti, come l’inseriment­o di intonaci armati (non necessaria­mente armature metalliche, ma anche in fibra di materiale composito) o la stilatura dei giunti di malta, riempiti con altre malte cementizie o a base di calce, per aumentarne la resistenza». Altre volte, per collegare gli strati di cui può essere composta una parete in muratura, è possibile introdurre barre in acciaio o in fibra. Fondamenta­le è la compatibil­ità, cioè che il materiale scelto si sposi bene con quello d’origine.

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