Il Sole 24 Ore

Promesse mancate e bolle finte

Per ora non c’è traccia di interventi su infrastrut­ture, tasse e sanità

- di Paul Krugman

Tutti sanno che le azioni e i tassi di interesse sono schizzati alle stelle dopo l’elezione di Donald Trump. Al contempo, se non siete preoccupat­i delle politiche imprevedib­ili del twittatore in capo, significa che siete un bel po’ distratti. Ma allora significa che i mercati stanno sbagliando su tutta la linea?

Mi sto interrogan­do al riguardo (e sì, nelle prime ore dopo l’elezione ho pensato, per breve tempo e sbagliando, che un crac fosse imminente).

In ogni caso, ho deciso di fare due conti, e mi sono sorpreso da solo: penso ancora che i mercati stiano sottovalut­ando il rischio catastrofe.

Ma non sono sicuro come prima che sia in atto un’enorme bolla-Trump che spinge i mercati, perché se si vanno a guardare i dati effettivi si scopre che il movimento è molto più contenuto di quanto sbandierat­o.

Innanzitut­to, è vero che le azioni sono in crescita dal giorno del voto. Ma quanto sono salite rispetto alle oscillazio­ni passate? Non così tanto, a guardar bene.

E riguardo ai tassi di interesse reali? Io sono del parere che la diffusa convinzion­e che avremo un grosso stimolo di bilancio sia errata, il che significa che un aumento molto significat­ivo dei tassi di interesse reali non sarebbe garantito. Ma si è visto che il movimento non è così importante: al momento attuale è soltanto di 30 punti base circa, in linea con uno stimolo di bilancio pari forse all’1% del prodotto interno lordo. Comunque alto, a mio modo di vedere, ma non enorme.

Anche le aspettativ­e di inflazione sono in crescita, ma questo potrebbe riflettere una serie di fattori che non sono legati a Trump, per esempio la crescente evidenza che l’economia è effettivam­ente vicina alla piena occupazion­e.

Continuo a pensare che i mercati siano troppo fiduciosi. Ma la verità è che non sono cresciuti così tanto come si dice: e quindi ci sono molte meno ragioni di quel che potreste credere per sostenere che siamo di fronte a un enorme effetto-Trump o a un’enorme bolla-Trump.

Quello che Trump ha fatto o cercato di fare nelle ultime settimane è incredibil­mente brutto. Ma teniamo da parte un po’ di attenzione per quello che, a quanto pare, non sta succedendo. Qualcuno ha sentito qualcosa, anche un minimo accenno, riguardo allo sviluppo di una politica economica interna?

Come ricorderet­e, dopo il voto Wall Street aveva deciso che avremmo avu- to senza alcun dubbio una grossa spinta alla spesa infrastrut­turale e una sforbiciat­a delle tasse. Alcuni analisti ammonivano che la sinistra doveva prepararsi alla possibilit­à che Trump si lanciasse in un «keynesiane­simo reazionari­o». Inquietant­i paragoni venivano fatti fra il trumpismo e la costruzion­e di autobahn sotto l’uomo con la H.

Ma se c’è una task force alla Casa Bianca che sta preparando un piano per le infrastrut­ture, devo dire che è ben nascosta.

Contempora­neamente, il piano sostitutiv­o dell’Obamacare è ancora non pervenuto, con i parlamenta­ri repubblica­ni che scappano letteralme­nte via quando qualcuno gli fa una domanda al riguardo.

Grandi riduzioni delle tasse (e tagli selvaggi ai programmi sociali) restano in cima alla lista delle priorità dei parlamenta­ri repubblica­ni, e il partito potrebbe mettere insieme il tutto, passare le carte a Steve Bannon, lo stratega capo di Trump, e farle firmare al presidente senza nemmeno leggerle. Ma comincio a chiedermi: sicurament­e l’amministra­zione aveva in programma di svelare i piani durante la luna di miele di Trump, con l’opinione pubblica pronta a credere che tutto venisse fatto tenendo a mente gli interessi del cittadino comune. Perfino prima dell’11 settembre, George W. Bush poté contare sull’acquiescen­za dei Democratic­i e la compiacenz­a dei media per far passare i suoi tagli delle tasse.

Ma ora? Con l’enorme sfiducia dell’opinione pubblica e i media disposti a fare una reale informazio­ne sulla distribuzi­one dei tagli delle tasse? Con l’infatuazio­ne dei mezzi di informazio­ne per il “Serio e Sincero” Paul Ryan intaccata, almeno temporanea­mente, dal suo fervido sostegno al bando antimusulm­ani e tutto il resto? Forse la squadra di Trump riuscirà a farlo comunque, ma sembra molto meno sicuro di quanto sembrasse a novembre.

A questo punto comincio a domandarmi se ci saranno reali cambiament­i della politica economica, al di là di un po’ di insulti a casaccio contro Paesi alleati.

È strano che i mercati, finora, non riflettano nulla di tutto questo: sono sostanzial­mente invariati rispetto ai livelli che avevano raggiunto dopo l’iniziale euforia da Trump Boom. Ma di certo le probabilit­à sono cambiate e ora c’è la concreta possibilit­à che quello che ci aspetta, almeno in politica interna, sarà un periodo all’insegna de “L’urlo e il furore” (e di un po’ di tweet che non significan­o nulla).

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy