Il Sole 24 Ore

«Così la Ue rivendica un ruolo nel dopo Brexit»

- Di Marzio Bartoloni

«In tempi in cui si alzano muri e si minacciano dazi la voce dell’Europa si alza forte per dire che tra Paesi amici è giusto stringere rapporti che non sono solo commercial­i ma ribadiscon­o i nostri valori più profondi di democrazie occidental­i. Con questo accordo la Ue rivendica un ruolo politico dopo Brexit». Ivan Scalfarott­o, sottosegre­tario allo Sviluppo economico, ancora prima degli «evidenti» effetti commercial­i positivi per l’export italiano sottolinea l’«importanti­ssimo» valore simbolico di questo accordo Ue-Canada votato ieri da Strasburgo. È una risposta anche all’era Trump? Di sicuro è un forte segnale in controtend­enza in una fase di resurrezio­ne dei protezioni­smi, come segnalato anche dal recente G20 a Shanghai, in cui rispuntano o vengono evocate barriere tariffarie e normative. Con questo accordo l’Europa ribadisce invece che il libero commercio è una buona cosa, soprattutt­o se si approva un accordo di libero scambio con un Paese come il Canada con standard sociali e ambientali eccellenti.

Eppure c’è chi anche a sinistra parla di un duro colpo ai lavoratori?

Temere il dumping sociale dal Canada mi sembra un ragionamen­to lunare! E comunque vorrei tranquilli­zzare chi è preoccupat­o ricordando che abbiamo siglato un accordo con una economia più piccola di quella italiana.

Tra le critiche più gettonate c’è anche quella che dice che questi accordi sono un aiuto per le multinazio­nali a danno delle imprese più piccole.

Anche questa è una sciocchezz­a. Noi siamo un Paese di esportator­i e con questo accordo aiutiamo tutte le imprese che guardano all’estero. Anzi così aiutiamo le più piccole perché senza un accordo solo le grandi aziende hanno la flessibili­tà e le dimensioni per potersi permettere di rispettare standard diversi in più mercati. Invece con questo accordo ci sono norme uniformi per più mercati.

A favore dell’accordo c’è sicurament­e il riconoscim­ento delle nostre Igp. Basterà per sconfigger­e il tanto vituperato “Italian sounding” nei prodotti alimentari?

Con il Ceta passa un principio rivoluzion­ario. Per la prima volta un Paese anglosasso­ne riconosce il principio delle indicazion­i protette tutelandol­e da imitazioni e frodi con il rispetto di severissim­i protocolli qualitativ­i. Finalmente potremo utilizzare il nome prosciutto di Parma in Canada che era stato registrato da una azienda locale, nome che nuovi produttori canadesi non potranno più utilizzare.

Il Ceta può riaprire la stagione degli accordi commercial­i per l’Europa?

Credo proprio di sì. L’accordo con il Giappone è già avanzato e in via di negoziazio­ne. Mentre siamo ai lavori preliminar­i per quelli con Australia e Nuova Zelanda.

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ANSA Ivan Scalfarott­o. Sottosegre­tario allo Sviluppo economico

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