«Così la Ue rivendica un ruolo nel dopo Brexit»
«In tempi in cui si alzano muri e si minacciano dazi la voce dell’Europa si alza forte per dire che tra Paesi amici è giusto stringere rapporti che non sono solo commerciali ma ribadiscono i nostri valori più profondi di democrazie occidentali. Con questo accordo la Ue rivendica un ruolo politico dopo Brexit». Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo Sviluppo economico, ancora prima degli «evidenti» effetti commerciali positivi per l’export italiano sottolinea l’«importantissimo» valore simbolico di questo accordo Ue-Canada votato ieri da Strasburgo. È una risposta anche all’era Trump? Di sicuro è un forte segnale in controtendenza in una fase di resurrezione dei protezionismi, come segnalato anche dal recente G20 a Shanghai, in cui rispuntano o vengono evocate barriere tariffarie e normative. Con questo accordo l’Europa ribadisce invece che il libero commercio è una buona cosa, soprattutto se si approva un accordo di libero scambio con un Paese come il Canada con standard sociali e ambientali eccellenti.
Eppure c’è chi anche a sinistra parla di un duro colpo ai lavoratori?
Temere il dumping sociale dal Canada mi sembra un ragionamento lunare! E comunque vorrei tranquillizzare chi è preoccupato ricordando che abbiamo siglato un accordo con una economia più piccola di quella italiana.
Tra le critiche più gettonate c’è anche quella che dice che questi accordi sono un aiuto per le multinazionali a danno delle imprese più piccole.
Anche questa è una sciocchezza. Noi siamo un Paese di esportatori e con questo accordo aiutiamo tutte le imprese che guardano all’estero. Anzi così aiutiamo le più piccole perché senza un accordo solo le grandi aziende hanno la flessibilità e le dimensioni per potersi permettere di rispettare standard diversi in più mercati. Invece con questo accordo ci sono norme uniformi per più mercati.
A favore dell’accordo c’è sicuramente il riconoscimento delle nostre Igp. Basterà per sconfiggere il tanto vituperato “Italian sounding” nei prodotti alimentari?
Con il Ceta passa un principio rivoluzionario. Per la prima volta un Paese anglosassone riconosce il principio delle indicazioni protette tutelandole da imitazioni e frodi con il rispetto di severissimi protocolli qualitativi. Finalmente potremo utilizzare il nome prosciutto di Parma in Canada che era stato registrato da una azienda locale, nome che nuovi produttori canadesi non potranno più utilizzare.
Il Ceta può riaprire la stagione degli accordi commerciali per l’Europa?
Credo proprio di sì. L’accordo con il Giappone è già avanzato e in via di negoziazione. Mentre siamo ai lavori preliminari per quelli con Australia e Nuova Zelanda.