La Borsa crede all’accordo Marchi-de Vido
Alla fine il titolo Save, la società che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso, ha chiuso con un +2,99%. Ma la giornata borsistica di ieri ha visto per la società veneta toccare il massimo storico con quota 20,88 euro, con un progresso del 3,09%. Un andamento determinato dalle notizie sul riassetto in corso in Save: sarebbe infatti vicino l’accordo fra Enrico Marchi e Andrea de Vido, i due soci fondatori di Finint (Finanziaria Internazionale), per ridefinire l’assetto della holding che ha in pancia il 59,6% di Save (tramite Marco Polo Holding e Agorà e che fra i soci ha anche Atlantia con il 21,3%). I due soci si sono riavvicinati nel corso del fine settimana e si è aperta la strada verso un divorzio consensuale, che di fatto «archivia»il ricorso che a inizio febbraio Marchi ha presentato al Tribunale di Treviso per bloccare l’eventuale cessione non concordata di azioni di de Vido. Si parla di un accordo economico per la liquidazione del 50% che fa capo a de Vido, gravato da una pesante esposizione verso Veneto Banca (circa 100 milioni euro, che in questo modo dovrebbero rientrare all’istituto. Sul prestito concesso erano già state sollevate nel 2015 non poche critiche dal collegio sindacale della banca di Montebelluna). Il rinvio dell’assemblea di Finint, che doveva tenersi nei giorni 14 e 15 febbraio (prima e seconda convocazione) per nominare il nuovo consiglio di amministrazione dopo le dimissioni di Giovanni Perissinotto e votare l’azione di responsabilità nei confronti di de Vido, è stato il primo segnale di un’inversione di rotta fra i due imprenditori, in dissidio da più di due anni dopo un sodalizio durato quasi un quarantennio, verso la possibilità di un’intesa che potrebbe lasciare Marchi unico azionista al comando di Finint e di Save, di cui è presidente. L’assemblea dei soci si è costituita ieri in seconda convocazione e, «accogliendo l’unanime richiesta presentata dai soci - si legge in una nota -, è stata aggiornata al 22 febbraio 2017». Il mercato si interroga ora sugli sviluppi nell’azionariato di Save, dato che il cambio dell’assetto di controllo farebbe scattare l’obbligo del lancio di un’Opa, e sul futuro della società. Dopo la liquidazione di de Vido, Finint potrebbe essere divisa in due: l’anima finanziaria da un lato, con le operazioni di cartolarizzazioni, la banca, l’attività di emissione di minibond e la sgr, e la partecipazione in Save, dall’altro.