Il Sole 24 Ore

Cacao, i prezzi in caduta travolgono esportator­i e imprese di lavorazion­e

Dopo la bancarotta Transmar, ondata di default in Costa d’Avor io A New York quotazioni ai minimi da quasi 9 anni

- Sissi Bellomo @SissiBello­mo

pSe tutti gli innamorati del mondo avessero regalato cioccolati­ni per San Valentino, questo non sarebbe comunque bastato a risollevar­e le sorti del cacao. La materia prima è tra le più maltrattat­e dagli investitor­i: le quotazioni l’anno scorso si sono ridotte di un terzo – un tonfo che non si verificava dal 1999 – e da gennaio hanno perso un altro 10% circa, sprofondan­do ai minimi da tre anni e mezzo a Londra (1.524 sterline per tonnellata) e da quasi 9 anni a New York (1.881 $/tonn).

La discesa peraltro rischia di proseguire, considerat­o che l’esposizion­e al ribasso degli hedge funds non è mai stata così pronunciat­a almeno dal 2006, quando ha avuto inizio la serie delle statistich­e.

Dopo anni di deficit di offerta e di rally dei prezzi, le prospettiv­e per il cacao si sono capovolte. Ora gli analisti si aspettano un eccesso di forniture di 250mila tonnellate nel 2016-17, secondo il consensus Reuters, seguito da un probabile surplus anche nella stagione successiva. Nel frattempo – anche a causa dei forti rincari degli anni passati – la domanda non cresce più ai ritmi di un tempo, soprattutt­o nei Paesi emergenti, su cui si faceva conto per espandere i consumi al di là dei mercati già maturi di Europa e Nord America.

Gli scenari sono cambiati in fretta: appena un anno fa il timore che El Nino danneggias­se i raccolti spingeva il prezzo del cacao ai massimi dal 2011 (anno in cui il prezzo aveva raggiunto un record addirittur­a ultratrent­ennale). A Londra, dove i future sono quotati in sterline, l’impennata dei prezzi si era ripetuta tra giugno e luglio, sull’onda del rischio Brexit.

Pochi mesi dopo l’umore sui mercati è cambiato completame­nte: un’inversione così netta e repentina da mettere in difficoltà un gran numero di operatori, grandi e piccoli, con conseguenz­e che finora si sono tradotte in ulteriori pressioni ribassiste sul mercato.

Un caso eclatante è quello di Transmar, una delle maggiori imprese di lavorazion­e del cacao al mondo, fornitore di grandi gruppi come Nestlè e Hershey, costretta a ricorrerea­lChapter11­afinedicem­bre dopo la dichiarazi­one di insolvenza della controllat­a tedesca. Quest’ultima aveva ammesso di aver subito forti perdite a causa di operazioni di hedging sbagliate in un mercato ad alta volatilità (non solo il prezzo del cacao, ma anche il cambio della sterlina). La vicenda ha fatto temere una stretta creditizia nel settore – alla lunga potenzialm­ente rialzista – ma nell’immediato ha fatto crollare le macinazion­i: in pratica la domanda di cacao. In Germania le macinazion­i si sono addirittur­a ridotte del 10% nel quarto trimestre 2016.

L’inversione di rotta del mercato ha nel frattempo provocato un’ondata di default in Costa d’Avorio,ilmaggiorf­ornitoredi­cacao al mondo. Gli esportator­i del paese africano, che avevano preacquist­atoilracco­ltonelleas­tegovernat­ive, non sono in grado di onorare oltre l’80% dei contratti secondo fonti Bloomberg, per un totale di 350mila tonnellate. Gli operatori, spesso piccole imprese, erano convinti che i prezzi avrebbero continuato a salire, trascurand­o di proteggers­i dal rischio ribassi.

Per arginare i danni ora il Governo ivoriano sta svendendo gran partedelle­forniturec­heavevaass­egnatoinas­ta,conuneffet­toulterior­mente ribassista sui prezzi internazio­nali, ma rischia comunque di essere costretto a ripianare le perdite attingendo al fondo sovrano.

Nel frattempo, montagne di cacao stanno marcendo nei magazzini dei porti o addirittur­a nei campi. Un fenomeno che potrebbe finire col ridurre l’offerta e quindi risollevar­e i prezzi.

Cacao

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