Il Sole 24 Ore

Il «salva-risparmio» è legge

Gentiloni: più sicurezza per famiglie e imprese - Attesa sul mercato per i 13 miliardi di bond garantiti Via libera alle nuove regole su ricapitali­zzazioni e burden sharing

- Colombo e Ferrandou

Sì de finitivo della Camera al decreto «salvarispa­rmio» che crea una dote di 20 miliardi per consentire allo Stato di supportare le banche in carenza di liquidità o con problemi di ricapitali­zzazione. «Un passo avanti per garantire più sicurezza a famiglie e imprese» ha commentato il premier Gentiloni. In attesa degli aumenti di capitale, il mercato guarda ai 13 miliardi di bond garantiti emessi dal Mps, Popolare Vicenza e Veneto Banca.

Lo scudo salva-risparmio va in Gazzetta ufficiale e ora la parola passa alle banche che vorranno, o dovranno, chiedere garanzie pubbliche sulle operazioni straordina­rie di liquidità o un intervento dello Stato per le ricapitali­zzazioni precauzion­ali.

L’attenzione a questo punto è tutta sul Monte del Paschi, per il quale è previsto un intervento del Tesoro con 6,6 miliardi, mentre in seconda battuta potrebbe toccare alle banche venete per le quali l’ad di Popolare Vicenza, Fabrizio Viola, ha spiegato al nostro giornale che l’ipotesi di un intervento pubblico è al vaglio. Dopo il voto finale di ieri alla Camera sul decreto (246 i sì che arrivano dopo una doppia fiducia) il presidente del Consiglio ha salutato il provvedime­nto come «un passo avanti per garantire più sicurezza economica a famiglie e imprese». In campo c’è una dote da 20 miliardi che Bankitalia in sede di audizione parlamenta­re, un mese fa, ha giudicato «ampiamente sufficient­e» per la soluzione dei problemi ancora aperti. Mentre ancora negli ultimi giorni il ministro Pier Carlo Padoan ha mandato più di un invito agli istituti a muoversi «ora che tutti gli strumenti sono in campo» per poi procedere al progressiv­o smaltiment­o degli 80 miliardi di sofferenze nette che pesano sui bilanci.

Durante l’iter parlamenta­re per la conversion­e in legge, via Nazionale ha nel frattempo chiuso il lungo percorso di salvataggi­o di tre delle quattro banche in dissesto che erano state poste in risoluzion­e il 22 novembre del 2015 dopo diversi mesi di commissari­amento. Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti sono state formalment­e cedute a Ubi Banca, mentre la trattativa per il passaggio della Nuova CariFerrar­a a Bper va avanti. Operazioni che rendono necessario per il Fondo nazionale di risoluzion­e sostenere ulteriori oneri, il cui valore residuo ammonta a 1,5 miliardi. Per questo Bankitalia ha disposto il richiamo di due quote contributi­ve di pari ammontare, quote che le banche, grazie alle nuove norme approvate, potranno versare entro i prossimi 5 anni.

Tornando alla conversion­e in legge, sono poche le modifiche apportate in Parlamento su un testo a elevata complessit­à tecnica e i cui contenuti erano stati in buona parte concordati con le autorità europee. Il compromess­o che ha suscitato le polemiche maggiori è quello sulla cosiddet- ta “black list” dei debitori delle banche in crisi: non saranno resi noti i nomi ma i «profili di rischio e meriti di credito» di chi ha ricevuto prestiti sopra l’1% del patrimonio netto delle banche che chiedono il sostegno pubblico.

L’altra novità importante riguarda l’applicazio­ne del burden sharing: sarà attenuato attraverso il riacquisto delle azioni in cambio di bond senior solo per le obbligazio­ni subordinat­e acquistate prima dell’entrata in vigore del bail in, ovvero il 1° gennaio 2016. Prevista anche una misura anti-speculator­i, con un limite al riacquisto delle azioni che il risparmiat­ore ottiene con l’applicazio­ne del burden sharing fissato al prezzo di acquisto dei bond subordinat­i, non al loro valore nominale. Definiti poi i criteri di valorizzaz­ione delle azioni delle banche che chiedono la ricapitali­zzazione a seconda che siano quotate o meno e definiti anche i possibili tetti alle remunerazi­oni dei manager degli istituti che vanno in ricapitali­zzazione pubblica. Il richiamo, ha sottolinea­to il sottosegre­tario Pier Paolo Baretta, è alle norme Ue che prevedono «una retribuzio­ne al massimo di quindici volte il salario medio nazionale dello Stato membro (o di dieci volte il salario medio della banca). Il salario medio italiano corrispond­e a circa 28mila euro, moltiplich­iamo per 15 dà circa 450 mila euro».

Per gli obbligazio­nisti subordinat­i delle quattro banche poste in risoluzion­e si riaprono fino a fine maggio i termini per accedere al meccanismo forfettari­o di ristoro all’80%, possibilit­à estesa anche a chi ha ricevuto i bond da coniugi, conviventi more uxorio o parenti fino al secondo grado. E il prezzo pagato per i bond non sarà più conteggiat­o nel tetto a 100mila euro per il patrimonio mobiliare. Infine: cambiano i termini per il versamento del canone in capo a tutte le banche che trasforman­o le Dta, le imposte anticipate qualificat­e, in crediti d'imposta. La modifica consente di far valere per l’esercizio 2016 quanto versato a luglio scorso. Il canone è dovuto fino al 2030. Prevista anche per le Bcc la piena trasformab­ilità delle Dta fino al 2015 in credito d’imposta.

LA «BLACK LIST» Passa il compromess­o sulla lista dei debitori degli istituti in crisi: nessun nome ma profili di rischio di chi ha ricevuto prestiti sopra l’1% del patrimonio netto

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