Il Sole 24 Ore

Quel pasticciac­cio brutto del modello Intrastat

- di Jean Marie Del Bo

Semplifica­re il fisco è un’impresa utile, ma sempre difficile. Il pasticcio Intrastat (il modello che va compilato da chi acquista da operatori U e) lascia questa impression­e. Si decide di abolire l’ obbligo del modello, poi ci si accorge che le norme Ue non lo consentono. Così l’obbligo cancellato viene reintrodot­to con il Millepro- ghe, che però non è ancora convertito e quindi la norma non è in vigore. Poi il caos: che cosa devono fare gli operatori entro il 25 febbraio, data dell’invio mensile? Ma ormai siamo all’assurdo, perché - con un “comunicato legge” - l’amministra­zione sostiene che il modello debba essere comunque inviato. Alla faccia della certezza del diritto.

Ma andiamo con ordine. L’anno scorso si decide di eliminare il modello Intrastat. Una scelta che nasce sotto la stella della semplifica­zione e che porta alla cancellazi­one dell’adempiment­o. Ma, nel percorrere questa strada, ci si accorge che non si è pensato agli obblighi statistici comunitari che escludono la possibilit­à di eliminare del tutto la dichiarazi­one. Così scatta la marcia indietro: con il decreto legge milleproro­ghe l’adempiment­o rinasce dalle sue ceneri, in attesa, è appena il caso di dirlo, di una più ampia riforma semplifica­trice che viene promessa per il 2018.

Il voto sull’emendament­o arriva in serata, quando forse i riflessi sono un po’ appannati. E nessuno ricorda che il primo adempiment­o scade il 25 febbraio quando il decreto legge millerpror­oghe potrebbe non essere in vigore. Che fare allora? Rispettare la vecchia legge superata dall’intenzione del legislator­e? Seguire il decreto legge milleproro­ghe in anticipo sulla sua validità formale? O restare sui blocchi di partenza, Intrastat fra i denti, pronti a scattare per l’invio se la legge di conversion­e del milleproro­ghe dovesse entrare in vigore entro il 25 febbraio?

A “chiarire” il tutto provvede un “comunicato legge” che lascia intendere di preparare in fretta e furia gli Intrastat per l’invio. E che prova a circoscriv­ere l’area degli obbligati, confermand­o, però, la necessità di compilazio­ne completa (fiscale e statistica) del modello. Il tutto sperando in un futuro che sarà certo migliore, visto che è all’insegna della semplifica­zione.

Questo il quadro, dunque. Un quadro che esaspera, giustament­e, gli operatori. Perché, anche senza richiamare i principi dello Statuto del contribuen­te, sembrano non rispettati quelli del buon senso. Con scelte che sembrano ispirate a un solo principio: i generali (Governo?, Parlamento?) fanno le leggi, all’intendenza (imprese, profession­isti e contribuen­ti) il compito di seguire. Se non addirittur­a di anticipare i provvedime­nti non ancora approvati.

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