Il Sole 24 Ore

I giovani nella trincea del lavoro

- Di Nunzio Galantino

Nei due giorni di permanenza a Napoli per partecipar­e al convegno delle Chiese del Sud su “Quale futuro per i giovani nel Sud?”, non sono riuscito a liberarmi dal senso di responsabi­lità e di vergogna che mi ha preso leggendo la lettera del trentenne Michele.

Sono rimasto sconcertat­o , per non dire altro, dal commento di Salvatore Carruba alla lettera pubblicata sul Sole 24 Ore del 4 febbraio: equiparare cattolici, laburisti, liberali ai comunisti mi sembra improprio. Il comunismo è stata l’ideologia che nella storia ha prodotto più massacri di qualunque altra, con risultati economici e sociali disastrosi. È proprio vero che in un Paese come l’Italia l’ideologia comunista ha appestato la “cultura” a partire da scuole, università, teatro, cinema , letteratur­a, per non parlare del giornalism­o.

Claudio Di Croce

Torino Mi dispiace di non essermi spiegato bene. Non metto sullo stesso piano comunisti e democratic­i: nella mia risposta, scrivevo anzi, pensando proprio al comunismo, che tra quelle ideologie albergavan­o molti errori. Ho la coscienza a posto per aver cercato di combatterl­i, quando potevo e come potevo. Quella che sostengo è la mia preferenza per un sistema nel quale lo scontro, appunto, è sulle idee. Che poi alcune di queste, al- lora, fossero non solo sbagliate ma anche pericolose era una sfida ulteriore alla nostra capacità di rintuzzarl­e. Aggiungo anche, per fare ulteriorme­nte inorridire il mio amico di Torino, che partiti forti e strutturat­i rappresent­avano centri di formazione di classe dirigente, strumenti di collegamen­to con la società civile e opportunit­à di dibattito quali oggi ci sogniamo. Purtroppo, quegli stessi partiti presero una brutta china, chiudendos­i in se stessi, occupando lo Stato, tutelando le corporazio­ni, saccheggia­ndo le finanze pubbliche: non

ne ho nostalgia, pur avendo, da giovane, avuto in tasca la tessera di un partito (che nell’insegna aveva il tricolore, non la falce e martello). Nessuna complicità col comunismo, dunque, e tanto meno rimpianto per la prima repubblica, ma una forte preoccupaz­ione che un confronto politico ridotto, com’è oggi, all’insulto permanente, alla costante delegittim­azione dell’avversario, alla volgarità eretta a espression­e unica di pensiero sia la strada migliore per minare la repubblica, prima, seconda o terza che sia: insomma, meglio un’idea cattiva da combattere, che il vuoto di idee nel quale affogare tutti.

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