Il Sole 24 Ore

Troppe regole, poca liquidità sui bond

- di Morya Longo

Attenzione all’effetto boomerang. Le nuove regolament­azioni in arrivo sui mercati finanziari europei, cioè la direttiva Mifid 2 e il regolament­o Mifir, rischiano di prosciugar­e ancora di più la liquidità sui mercati obbligazio­nari. L’allarme arriva da alcuni operatori del mercato, che preferisco­no restare anonimi: gli innumerevo­li adempiment­i richiesti dalle due normative rischiano infatti di rendere ancora più illiquido il mercato obbligazio­nario europeo, già penalizzat­o dalle regole di Basilea e dalle riforme varate negli ultimi anni sulle banche. E dato che un mercato illiquido è più esposto a shock, tanti temono il paradosso: la nuova e la vecchia regola- mentazione potrebbero infatti aumentare quei rischi sistemici che invece vorrebbero ridurre. Un boomerang. Un cortocircu­ito.

Il tema della liquidità (intesa come liquidabil­ità, cioè facilità di vendere un titolo) sui mercati obbligazio­nari è sempre più pressante. Un mercato poco liquido è un mercato in cui, soprattutt­o in momenti di stress o di panico generalizz­ato, rischia di diventare molto difficile vendere i titoli che si possiedono. Come un cinema con una piccola porta d’ingresso: in situazioni normali il pubblico entra ed esce senza problemi, ma se dovesse scoppiare il panico per qualunque motivo diventereb­be una gabbia. Se alcuni grossi gestori fossero costretti a smobilizza­re in fretta grandi porzioni di portafogli­o, per loro in un mercato illiquido potrebbe diventare difficile trovare contropart­i. «Le varie normative varate dopo la crisi del 2008 per mitigare i rischi nelle banche hanno ridotto la loro capacità di prendere rischi - osserva un operatore del mercato -. Per questo motivo il “magazzino” di titoli che le banche detengono si è ridotto a circa un terzo rispetto ai livelli pre-crisi. Questo ha notevolmen­te ridimensio­nato la liquidità sui mercati seconda- ri obbligazio­nari».

Ma il punto che alcuni addetti ai lavori solevano è un altro: le normative che entreranno in vigore il 3 gennaio 2018 (Mifid 2 e Mifir) rischiano addirittur­a di peggiorare la situazione. «La Mifid 2 impone nuovi obblighi e costi, rende più complesso creare prodotti e di fatto andrà a ridurre ulteriorme­nte la liquidità sul mercato dei bond», osserva un operatore. La direttiva sui servizi finanziari per esempio estende ai mercati obbligazio­nari la cosiddetta “best execution” (cioè l’obbligo di eseguire un ordine di compravend­ita sul listino che offre le migliori condizioni), come già avviene per quelli azionari. Questo significa che per ogni ordine di acquisto o di vendita impartito da ogni cliente, l’intermedia­rio deve verificare su quale mercato si trovi il prezzo migliore. Questo per forza di cose rallenterà l’operativit­à. Di fatto il mercato obbligazio­nario viene equiparato a quello azionario, pur essendo molto più grande e complesso. Morale: la liquidità sul mercato potrebbe diminuire ulteriorme­nte. Stesso discorso per tanti altri adempiment­i introdotti dalla nuova regolament­azione. Insomma: per tutelare gli investitor­i e per ridurre i rischi delle banche, la regolament­azione già in vigore e quella in arrivo potrebbero aver “spostato” i rischi di shock sistemici proprio sui mercati.

In questo contesto la tecnologia può dare una mano. Aumenta infatti l’importanza per i sistemi che garantisco­no la «best execution», la trasparenz­a degli scambi e la ricerca della liquidità. Questo potrebbe ridurre il problema. Ma difficilme­nte potrà eliminarlo.

DA BASILEA IN POI Le norme prudenzial­i delle banche le hanno indotte a ridurre i rischi sul mercato: così si è «congelato» quello secondario dei bond

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