Il credito frena ancora Piazza Affari
Il settore arriva a perdere il 5% da inizio anno - La tenuta di UniCredit durante il maxi-aumento
pTorna un po’ di tensione sui bond europei mentre le Borse si concedono una seduta altalenante, complici le prese di profitto. A Piazza Affari le banche chiudono una giornata contrastata (con diversi titoli, tra cui Bper, Ubi e Intesa, in netto calo) mantenendo però in attivo il bilancio settimanale (+1,92%) che consente di ridurre a -5% il passivo accumulato da inizio anno. In questo contesto gli operatori si interrogano se Wall Street (che lunedì sarà chiusa per il Presidents’ Day) sia in grado di continuare a macinare record. I multipli della Borsa statunitense sono decisamente a premio rispetto alle azioni europee e solo l’ottimistico avverarsi senza intoppi delle promesse del presidente Donald Trump (scudo fiscale sui soldi reimpatriati dalle multinazionali e ampiamento del deficit modulato su investimenti pubblici) potrebbe aiutarle a sostenere questi livelli.
Allo stesso tempo, l’indice della volatilità Vix continua a volare basso. È il segnale che gli operatori non vogliono al momento posizionarsi contro un rally (quello di Wall Street) che pare avere la forza ancora per proseguire, almeno fino all’annuncio di Trump sulle nuove misure fiscali, che potrebbe arrivare entro i primi di marzo.
Il dato finanziario del giorno è però lo spread tra Francia e Germania (di questi tempi molto seguito dagli investitori) che è salito in una sola seduta di 7 punti base(si veda approfondimento a pagina 4). Nell’ultima seduta della settimana gli operatori si sono rifugiati sul Bund tedesco (il cui rendimento è scivolato dallo 0,35% allo 0,3%).
Questo perché la posizione di Marine Le Pen nelle ultime ore, in un ipotetico ballottaggio alle presidenziali della prossima primavera, si è rafforzata. Il decennale francese è salito di 3 punti base (all’1,05%), i tassi dei corrispettivi BTp si sono portati 6 punti base più in su (al 2,19% con spread sul Bund in rialzo di 11 punti a quota 189).
La periferia (in particolare l’Italia) ha parzialmente annullato quindi il forte recupero di ieri giustificato dalle minute della Bce da cui è emersa un’apertura da parte dell’istituto di Francoforte a deviare - nell’ambito dell’acquisto dei bond governativi attraverso il piano di quantitative easing - dalla regola della “capital key”, in base la quale la Bce può acquistare i titoli dei vari Paesi seguendo la proporzione della rispettiva partecipazione al capitale della banca centrale (Germania 25,6%, Francia 20,1%, Italia 17,5%, ecc.). Se saltasse la regola della “capital key” la Bce potrebbe acquistare più BTp 7 Con il termine «capital key» si fa riferimento al criterio che regola le operazioni di acquisto di titoli di Stato (Quantitative easing) da parte della Banca Centrale Europea. Il «capital key» prevede che la Bce compri titoli di Stato in proporzione alla quota che ciascun Paese detiene nel capitale della Bce stessa. Su 100 miliardi di titoli acquistati dalla Bce, 26,4 devono essere tedeschi (perché la Germania è la prima “azionista” della Bce) , 20,8 francesi, 18 italiani e così via. che Bund, alleviando lo spread.
Ieri però gli investitori si sono concentrati sui nuovi sviluppi politici in Europa. Va però detto che al momento - a giudicare dall’andamento dell’indice Sentix euro break-up - i mercati non credono alla rottura dell’euro. Questo particolare indice - che balzò a 73 punti nel 2012 all’apice della crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona (interrotta dalle parole di Draghi «whatever it takes to save euro») e oltre 50 punti nel 2015 quando il premier greco Alexis Tsipras sfidò l’austerità della Troika lanciando un referendum - ieri volava decisamente basso, a quota 21 punti. Senza scossoni. Senza dimenticare che si avvicinano i tempi tecnici della Brexit, i cui negoziati dovrebbero partire a marzo subito dopo la richiesta formale dell'articolo 50 da parte del Regno Unito.
Pochi scossoni anche per le Borse nell’ultima seduta della settimana. L’indice sintetico dei listini continentali (Stoxx 600) è risultato pressoché invariato. Piazza Affari ha ceduto lo 0,42% ma ha terminato la settimana con un guadagno dello 0,7%. L’ultima seduta è stata caratterizzata da vari case histories.
Le vendite si sono concentrate su bancari ed energetici con l’eccezione di UniCredit che si è ben comportata (+2,14% l’azione e +8,81% i diritti) nell’ultimo giorno in cui era possibile scambiare i diritti relativi all’aumento di capitale. Bene Mediaset(+2,33%) sulle indiscrezioni secondo cui le trattative con Sky per la vendita di Premium sarebbero a un punto di svolta. A Wall Street occhi puntati su Unilever al centro dell’attenzione degli operatori dopo l’offerta per la società presentata da Kraft. Il titolo ha chiuso in rialzo del 13%. La società ha rifiutato una proposta di acquisto per 143 miliardi di dollari giunta da Kraft Heinz a sua volta ben comprata sul listino statunitense.
LA PROSSIMA SETTIMANA Lunedì Wall Street resterà chiusa per il Presidents’ Day. È prevedibile che i volumi sui mercati europei saranno più bassi senza il “faro” Usa