Quel tetto ai manager atteso da un anno
Il decreto dell’Economia sull’amministratore unico è stato cancellato, ma resta in campo quello che deve individuare i tetti ai compensi degli amministratori, graduandoli in fasce (fino a 5) in base alle dimensioni e alla complessità della società. Previsto dalla manovra 2016 per il 30 aprile dell’anno scorso, rilanciato dal primo decreto sulle partecipate entro il 23 novembre, il decreto non ha mai visto la luce. Il correttivo non cambia i termini, ma impone per le società locali l’intesa con gli enti territoriali. Un ostacolo in più in una strada già complicata. raggiunto in media nei tre anni precedenti per salvarsi resta a un milione di euro, e rimane l’obbligo di chiudere le società (1.200 secondo gli ultimi dati della Corte dei conti) con più amministratori che dipendenti. Finirà così? Difficile dirlo, perché il correttivo dovrà appunto ottenere l’intesa degli enti territoriali che a più riprese hanno chiesto di dimezzare il limite minimo di fatturato e concedere più autonomia alle scelte sulle mini-aziende. In discussione rimangono anche le modalità di gestione degli esuberi: in fatto di personale, il correttivo chiarisce che il blocco delle assunzioni nelle società controllate partirà solo quando sarà approvato il decreto del ministero del Lavoro chiamato a fissare le regole.
Sull’anti-assenteismo, invece, nessuna novità di rilievo. Una norma ponte fa salvi i licenziamenti stabiliti in base al vecchio decreto, in vigore dal 13 luglio del 2016, per evitare il rischio di contenziosi.