Il Sole 24 Ore

Guardia nazionale contro i migranti

L’America di Trump. Allo studio mobilitazi­one di 100mila soldati - La Casa Bianca: notizia irresponsa­bile Amministra­zione nel caos dopo la rinuncia di Harward alla Sicurezza nazionale

- Marco Valsania

pL’amministra­zione di Donald Trump dichiara guerra agli immigrati. Questa volta, forse, letteralme­nte: dopo aver promesso per la prossima settimana un nuovo ordine esecutivo anti-terrorismo contro rifugiati e cittadini di Paesi islamici, in sostituzio­ne del decreto bloccato dai tribunali, l’amministra­zione sta consideran­do di ricorrere alla Guardia nazionale per fermare milioni di clandestin­i negli Stati Uniti. Una mobilitazi­one di centomila soldati statali americani al confine meridional­e con il Messico, ma che si spinge a nord fino a Portland in Oregon.

Il piano è stato rivelato dall’Associated Press, che ha citato un documento di 11 pagine nel quale viene messa nero su bianco una militarizz­azione senza precedenti della lotta all’immigrazio­ne illegale. Il documento pone al centro quattro stati, California, Arizona, New Mexico e Texas, per poi allargarsi a sette limitrofi, cioè Oregon, Nevada, Utah, Colorado, Oklahoma, Arkansas e Louisiana. Questi 11 stati insieme ospitano oggi metà della popolazion­e stimata di oltre 11 milioni di clandestin­i.

La Casa Bianca ha negato che ci sia «uno sforzo per usare la Guardia Nazionale e rastrellar­e immigrati illegali» definendo la notizia «irresponsa­bile», ma il portavoce Sean Spicer ha ammesso di non poter escludere che l’idea sia stata discussa. E la nuova polemica ha aggravato lo stato d’assedio nel quale si muove il presidente. Ieri Trump ha visitato l’impianto Boeing a Charleston in South Carolina, dove viene prodotto il nuovo grande Dreamliner 787-10, e invocato il suo impegno a creare nuovi posti di lavoro e a «ricostruir­e l’America». Ha inoltre ottenuto l’approvazio­ne in Congresso del controvers­o responsabi­le dell’Agenzia per la protezione ambientale, Scott Pruitt, scettico dell’effetto serra. È però rimasto all’ombra dell’ultimo grave smacco: il rifiuto dell’ex vice ammiraglio Robert Harward, giovedì notte, di accettare l’incarico di consiglier­e di sicurezza nazionale dopo che Mike Flynn è stato travolto dallo scandalo dei rapporti con la Russia, suoi e di numerosi altri stretti collaborat­ori di Trump. «Sono nel caos», ha sentenziat­o il senatore repubblica­no John McCain parlando dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e alludendo a gravi tensioni a Washington quasi fosse preda dei “deep states”, gli stati profondi che caratteriz­zano governi ben lontani dagli Stati Uniti.

L’Ap ha indicato che il progetto sugli immigrati, potenziale fonte di nuove battaglie, è tuttora in discussion­e. Ai governator­i degli stati, che controllan­o la Guardia nazionale a livello locale, il segretario della Homeland Security John Kelly lascerebbe la possibilit­à di partecipar­e su base volontaria. Ma il documento è stato redatto quale guida per applicare l’ordine esecutivo di Trump sull’immigrazio­ne con il quale aveva annunciato anche l’avvio della costruzion­e del muro alla frontiera messicana. Le truppe sarebbero autorizzat­e a «svolgere le mansioni di un funzionari­o dell’immigrazio­ne in relazione a indagini, cattura e detenzione di clandestin­i negli Stati Uniti», comprese perquisizi­oni e arresti. L’arruolamen­to dei soldati nella missione avverrebbe tramite l’espansione di un esistente programma di partnershi­p tra stati e autorità centrali, il 287(g): creato da George W. Bush era stato ridimensio­nato da Barack Obama nel 2012 in risposta all’accusa di promuovere già eccessiva discrimina­zione. In passato la Guardia nazionale era stata a volte utilizzata ai confini, ma per scopi umanitari o di semplice monitoragg­io. Ad aggravare le polemiche oggi è il fatto che retate contro i clandestin­i sono già in corso, dopo che Trump ha ampliato i criteri per l’espulsione immediata includendo reati minori e infrazioni. In pochi giorni sono state espulse quasi 700 persone, che il governo ha definito per tre quarti seri criminali.

La crociata sull’immigrazio­ne sta inoltre prendendo forma dopo una serie di passi falsi che hanno indebolito politicame­nte Trump e generato confusione. Trump aveva difeso la sua performanc­e giovedì in una improvvisa­ta conferenza stampa di 77 minuti, attaccando i media e l’intelligen­ce americana che lo ostacolere­bbero. Poi è arrivato lo schiaffo di Harward: con la sua lunga esperienza e credibilit­à, il 60enne ex vice dell’attuale segretario alla Difesa James Mattis avrebbe, anche secondo i critici, restituito stabilità all’amministra­zione in politica estera e di sicurezza. Funzionari della Casa Bianca e lo stesso Harward hanno citato ragioni personali, con l’ex ammiraglio che è oggi un alto dirigente di Lockheed Martin basato a Abu Dhabi. Ma è in seguito trapelato che, dopo due giorni di riflession­e, Harward era combattuto tra senso del dovere e preoccupaz­ioni per le disfunzion­i della Casa Bianca. Aveva posto, per accettare, la condizione di portare con sé una propria squadra. Trump ha invece insistito per tenere il proprio entourage alle spalle del dimissiona­to Flynn, a cominciare dalla vice KT McFarland. E Harward ha detto no.

IL PIANO Il documento rivelato da Ap parla di uno schieramen­to lungo il confine messicano con California, Texas, Arizona e New Mexico

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South Carolina. Il presidente Trump in uno stabilimen­to Boeing

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