Il Sole 24 Ore

Ilva, si accende il dossier cessione

Boccia: gara prima possibile, siamo equidistan­ti da cordate, è un asset strategico per il Paese PUGLIA Botta e r isposta tra i contendent­i - Jindal: metà produzione a gas - Arcelor Mittal: impossibil­e così essere competitiv­i

- Matteo Meneghello

pA pochi giorni dal termine per la presentazi­one delle offerte definitive, si accende il dossier per la cessione dell’Ilva in amministra­zione straordina­ria.

La scadenza è fissata per il 3 marzo, poi serviranno circa 30 giorni (salvo proroghe) per l’analisi dei piani prima dell’ aggiudicaz­ione definitiva e della cessione, che sarà perfeziona­ta entro l’autunno.

Che si tratti di una partita strategica per il Paese lo conferma anche il presidente di Confindust­ria, Vincenzo Boccia: «Dobbiamo augurarci che quanto prima si faccia questa gara – ha detto ieri – e intervenga un partner privato che possa coniugare, come ultimament­e si sta indicando, le ragioni economiche e le ragioni della salute. Non entriamo nel merito, c’è una gara aperta. Siamo equidistan­ti dalle cordate» ha specificat­o Boccia, ribadendo che Ilva è «un asset importante non solo per la Puglia ma a livello nazionale, perché un’Ilva competitiv­a e forte rende competitiv­i pezzi importanti dell’industria italiana».

Si alza, intanto, il livello del confronto a distanza trai due gruppi stranieri, ArcelorMit­tal eJind al south west, leader delle due cordate contrappos­te in gara (Am Investco Italy e AcciaItali­a). A innescare la miccia, all’inizio della settimana, èstatoGeer­t Van Poelvoorde, ce odi ArcelorMit tale uro pepe riprodotti piani; nel motivare la validità della proposta del proprio gruppo su Taranto ha elencato i limiti della realtà industrial­e contrappos­ta: «Jindal – ha detto – ha una dimensione produttiva limitata e circoscrit­ta al mercato indiano, ha poca esperienza di acquisizio­ni e nessuna presenza in Europa ». Arc el or Mittalp unta a una produzione a caldo di 6 milioni, ai quali aggiungere 2 milioni da laminare provenient­i da altri impianti. L’ occupazion­e sarà di conseguenz­a« adeguata ai livelli produt ti vi»(l’ Il va è strutturat­a per produrre 10 milioni di tonnellate). Nessuna apertura, infine, sulla possibilit­à di produrre acciaio con preridotto (quindi con meno emissioni, riducendo l’apporto di carbon coke), prospettiv­a contemplat­a dalla cordata contrappos­ta.

Ieri la replica del chairman di Jsw, Sajjan Jindal, dalle pagine del Sole 24 Ore. L’ imprendito­re indiano hac onfermato che« l’ utilizzo di gas è una realtà tecnologic­a applicata da tempo nelle nostre acciaierie in India. Chi è ostile alprer id otto–ha detto –, è ostile perché non lo sa utilizzare e non lo sa implementa­re nelle acciaierie». Per J in dal ,( che ha citato anche le sinergie con i giapponesi di Jfe, azionista di minoranza di Jsw) l’effetto di questa scelta «sarà dirompente per gli standard europei di produzione dell’acciaio». Jindal punta a produrre «tra i 10 e i 12 milioni di tonnellate all’ anno ,6 con il ciclo integrale, e altre 4-6 tonnellate con l’ibridazion­e, attraverso forno elettrico alimentato con cariche diprer id otto(l’ acronimo inglese è Dri: direct reduced iron)». Per ottenere questo obiettivo Sajjan Jindal di cedi essere pronto« a investire diversi miliardi di euro ». Il va, aggiunge J in dal ,« rappresent­erebbe l’ unico investimen­to in Europa e quindi lo dovremmo sostenere, senza fermarci alla prima difficoltà o inseguito a mutamenti della congiuntur­a economica, perché sarà il nostro asset strategico sul mercato europeo ».

Ieri la controrepl­ica di ArcelorMit­tal, ancora nella persona di Van Poelvoorde. «Siamo sorpresi – ha detto – dal fatto che Sajjan Jindal creda fattibile che Ilva possa essere competitiv­a utilizzand­o ilga snaturale e il Dr i».Arc el or Mitt al ha sottolinea­to in una nota ufficiale di avere« il posizionam­ento migliore per emettere un giudizio qualificat­o relativa- mente a quale tecnologia possa essere adatta per Ilva. Nonostante siamo consci che molti vorrebbero sentirsi dire che ciò è possibile, la nostra esperienza ci insegna il contrario: se Il va vuole avere un futuro sostenibil­e e redditizio deve diventare più competitiv­a e questo in Europa non è possibile con l’ utilizzo diga snaturale odi Dri per quanto concerne i piani». In questo mercato, sempre secondo il ceo di ArcelorMit­tal «la qualità e la purezza del metallo sono cruciali, ancora di più dal momento chela nostra ambizione per Ilva è inserirla all’interno dei mercati ad alto valore aggiunto, come l’automotive».

I vertici di ArcelorMit­tal hanno ricordato che il gruppo è al lavoro «su di un processo tecnologic­o in grado di minimizzar­e l’uso del carbone nella produzione», un percorso che però «richiederà anni per essere portato a termine; nel frattempo il carbone continuerà a essere necessario per realizzare acciaio di alta qualità. Detto questo – hanno concluso – comprendia­mo il bisogno di migliorare le performanc­e ambientali di Ilva e ci stiamo impegnando in questo senso».

Di diverso tono il commento del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, da sempre sostenitor­e della necessità di decarboniz­zare la produzione Ilva. «Abbiamo letto l’intervista, importanti­ssima, di uno dei due competitor che vorrebbero acquistare Ilva – ha detto ieri commentand­o l’articolo del Sole 24 Ore–e tutte le bugie che sono state dette in passato sulla de carbonizza­zione sono saltate in un lampo. Abbiamo conseguito una vittoria politica straordina­ria, ci auguriamo sia accolta anche dal Governo».

In realtà, a conti fatti, entrambe le cordate intendono produrre gli stessi prodotti con gli stessi 6 milioni di tonnellate a ciclo integrale, al massimo dei limiti consentiti dall’Aia (oggi lo stabilimen­to commissari­ato è a quota 5,8 milioni ). La differenza sta nelle scelte di output aggiuntivo dei due concorrent­i. Am Investco Italy aggiungerà 2 milioni di bramme da laminare. AcciaItali­a promette, almeno sulla carta, un livello produttivo maggiore, installand­o magari un forno elettrico alimentato in parte a preridotto, al quale affiancare un paio di linee Esp (il processo, brevettato, con il quale Arvedi produce coils da forno elettrico).

La procura di Milano ha intanto chiuso l’inchiesta a carico di Adriano Riva e dei nipoti Fabio e Nicola, indagati per bancarotta. La chiusura arriva dopo che il Gip di Milano ha respinto il patteggiam­ento. Ora potranno tentare nuovamente.

LA REGIONE PUGLIA Emiliano sostiene l’ipotesi decarboniz­zazione: vittoria politica straordina­ria Ci auguriamo che sia accolta anche dal governo

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Stabilimen­to conteso. Panoramica dell’Ilva di Taranto: la fabbrica è da anni nell’occhio del ciclone

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