Condanne per i veleni nel polo di Bussi
pAvvelenamento colposo delle acque. Lo ha stabilito la Corte d’assise d’appello dell’Aquila sul polo chimico di Bussi sul Tirino (Pescara). I giudici d’appello hanno così modificato la prima sentenza emessa due anni fa dalla Corte d’assise di Chieti, che non aveva voluto riconoscere il reato di avvelenamento colposo, cioè involontario.
Il polo chimico abruzzese in più di un secolo ha prodotto soprattutto soda, cloro e derivati come solventi e trieline, piombo tetraetile per la benzina rossa; in anni recenti è stata innovativa la produzione di detersivi a basso impatto ambientale. Oggi sono presenti numerose aziende non più collegate con quelle originarie. L’insediamento più importante fu la Montedison, nel cui periodo furono realizzate discariche di rifiuti assai pericolosi che contaminarono perfino alcuni acquedotti. Da ciò l’accusa.
La sentenza letta dal presidente della Corte, Luigi Catelli, riconosce l’avvelenamento delle falde, seppure prescritto, e condanna dieci imputati per disastro colposo. In primo grado, la Corte d’assise di Chieti aveva derubricato il reato di disastro ambientale in disastro colposo e giudicato gli imputati non colpevoli per prescrizione. Ieri i giudici d’appello hanno riaperto la prescrizione ricalcolandone i tempi di scadenza e irrogando condanne dai 2 ai 3 anni di reclusione, tutte condonate. Le provvisionali e le spese legali alle parti civili ammontano a 3,7 milioni di euro. Il risarcimento definitivo del danno sarà calcolato in sede civile. Soddisfatti l’avvocata dello Stato Cristina Gerardis e il Wwf.