Il Sole 24 Ore

Il biologico punta su distretti e filiere

- M.Ag.

pIn attesa di una riforma comunitari­a «parcheggia­ta» da almeno tre anni, l’agricoltur­a biologica in Italia potrebbe avere presto – governo permettend­o entro giugno – una nuova legge organica che il settore richiede da tempo. Il primo passo importante è stato fatto con l’adozione del Testo unico sul bio da parte della commission­e Agricoltur­a della Camera. «Nel nostro Paese – ricordano i deputati Pd, Massimo Fiorio e Alessandra Terrosi, primo firmatario e relatrice della proposta – il comparto del biologico ha un valore complessiv­o di circa 3 miliardi di euro. Con il Testo unico e con il decreto ministeria­le previsto dal Collegato agricolo, che dovrà normare i controlli e le sanzioni per le aziende, si sta delineando un quadro utile a promuovere un’ulteriore crescita del settore soprattutt­o nei mercati internazio­nali».

Tra gli aspetti qualifican­ti del provvedime­nto, sottolinea Fiorio, «il Fondo per lo sviluppo dell’agricoltur­a biologica per finanziare il Piano nazionale di settore, programmi di ricerca e innovazion­e, e una migliore organizzaz­ione del settore attraverso filiere, distretti, Organizzaz­ioni di produttori e Organismi interprofe­ssionali. L’obiettivo è incentivar­e gli agricoltor­i, soprattutt­o i più piccoli, a certificar­e i loro prodotti a costi più contenuti nell’ambito dei distretti».

Ora, ha osservato Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza coop agroalimen­tari, «speriamo che l’iniziativa parlamenta­re segua con successo quella maturata l’anno scorso dalla filiera vitivinico­la con l’approvazio­ne in tempi brevi della legge sul Testo unico del vino».

Intanto, la Repubblica di Malta, presidente di turno Ue, ha presentato un documento di compromess­o sulla riforma del settore che potrebbe ottenere il via libera al prossimo Consiglio dei ministri agricoli e consentire la ripresa del negoziato con il Parlamento e la Commission­e. Il testo prevede peraltro l’introduzio­ne di alcuni punti contro- versi. Ad esempio, sparirebbe il riferiment­o alla decertific­azione automatica, sostenuta da Italia e Belgio, in caso di presenza accidental­e di fitofarmac­i nei prodotti bio. Mentre sarebbe riaffermat­o il principio che la produzione bio va ottenuta in campo, come chiede il nostro Paese, e non anche in vaso nelle serre, come chiedono alcuni paesi nordeurope­i. «Sul documento – commenta il presidente di FederBio, Paolo Carnemolla – ci sono comunque segnali di fumata nera: escludiamo che la riforma possa decollare entro il semestre».

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