Roma, lo stadio ostaggio delle rivalità interne al M5S
Grande è la confusione a 5 Stelle sullo stadio della Roma. Divisi i consiglieri comunali, diviso il gruppo in regione, divisi i parlamentari, divisi gli attivisti. E lunedì toccherà di nuovo a Beppe Grillo, che aveva dato il suo placet con Davide Casaleggio, tornare nella capitale per tentare di rischiarare il quadro. Le tensioni esplose ieri rivelano quanto il progetto di Tor Di Valle, anche nella versione “rivista” dalla As Roma, sia mal digerito dalla base. È stata la deputata ortodossa Roberta Lombardi, su Facebook, a farsi portavoce delle istanze degli attivisti contrari , dopo che due giorni fa Grillo aveva sottolineato come solo gli eletti fossero «titolati» a parlare delle questioni del M5S. Per Lombardi, il progetto Marino «non è realizzabile. Questa è Roma e io non ci sto a vederla martoriata per soddisfare la volontà di qualche imprenditore. Bisogna annullare subito la delibera che stabilisce la pubblica utilità». La deputata ha poi ricordato la promessa di «discontinui- tà con il passato» rappresentata dal M5S al governo della capitale. Neanche un’ora e sul blog di Grillo compare la dura replica dei vertici: «Decidono la giunta e i consiglieri. I parlamentari pensino al loro lavoro». Lombardi fa la gnorri: «I dubbi espressi dalla sottoscritta sul progetto sono gli stessi evidenziati da Virginia». E stavolta sottoscrive la sindaca (che ieri ha presentato l’esposto contro Salvatore Romeo per la questione polizze vita), lasciando intendere che tutte le strade sono ancora aperte, compresa quella di far saltare il tavolo. La trattativa si riaprirà la prossima settimana. Intanto legali, consulenti e avvocatura capitolina studiano le soluzioni. Il tempo stringe: il 3 marzo scade la conferenza dei servizi. Soltanto il club giallorosso potrebbe chiedere un’ulteriore proroga. Ma tutto dipenderà dall’amministrazione: per trattare, specie su un investimento privato da 1,7 miliardi, serve una linea. Che non si vede.