Il Sole 24 Ore

«Stiamo crescendo, l’affiliazio­ne ai club maschili è d’aiuto»

- Dario Ricci

pIl primo istinto, lo ammettiamo, è chiamarla “Manola”, cedendo così di schianto al lapsus freudiano. Sarà perché il pensiero va subito al fratello, attaccante nel giro della Nazionale e al centro del calciomerc­ato invernale con il trasferime­nto dal Napoli agli inglesi del Southampto­n.

Sarà anche forse – e se davvero così fosse, sarebbe peggio - perché all’idea di una calciatric­e-campioness­a, come e forse anche di più del noto fratello che fa lo stesso mestiere, l’istinto archetipo del maschio giornalist­a sportivo, fa ancora fatica ad abituarsi. Eppure, Melania Gabbiadini è molto di più della sorella di Manolo. Anche lei centravant­i di profession­e, capitano dell’Agsm Verona (con cui ha vinto, tra l’altro, 5 scudetti e 2 Coppe Italia) e trascinatr­ice della Nazionale, con cui vanta oltre 100 presenze, la Gabbiadini è stata recentemen­te insignita del Pallone Azzurro (che ha premiato la miglior giocatrice azzurra del 2016) e inserita dalla Figc nella Hall of Fame del calcio italiano. È lei che ha raccolto il vessillo del calcio italiano femminile da Carolina Morace, Betty Vignotto e Patrizia Panìco, campioness­e che hanno scandito a suon di gol la faticosa crescita del movimento dagli Anni ’80. «Senza contare che il pallone a casa l’ho portato io - precisa divertita, mentre la raggiungia­mo via telefono in una pausa dell’ultimo stage della Nazionale a Coverciano -. Ma state sicuri che Manolo la passione per il calcio l’avrebbe avuta lo stesso: tra papà ex portiere, i vari zii e cugini, i fan non mancano in famiglia!».

Manolo ha sempre riconosciu­to, però, che s’è avvicinato al calcio proprio seguendo lei…

Io sono un po’ più grande (Melania ha 33anni, Manolo 25 ndr), e quindi da piccolo lui mi seguiva dappertutt­o, e io per il calcio ho sempre avuto un grande amore, incoraggia­to dalla famiglia.

Sorpresa del suo approdo a Southampto­n, dopo il poco spazio avuto a Napoli?

Fin da bambino è sempre stato appassiona­to del calcio inglese. È partito con entusiasmo e ha subito trovato il goal: ora è importante che giochi con continuità.

Magari un po’ lo invidierà, lui ora protagonis­ta nel campionato più bello del mondo, lei alle con le difficoltà del movimento femminile azzurro…

Sono contesti totalmente diversi. Quella è la Premier, il nostro un campionato che prova a farsi spazio alle spalle del calcio più popolare, quello maschile. Almeno il pallone è rotondo sia qui che lì ! Scherzi a parte, anche noi stiamo crescendo, passo dopo passo, soprattutt­o nell’ultimo anno, grazie al a lavoro della Federazion­e.

In effetti, state conquistan­do visibilità, i risultati in Champions si fanno interessan­ti, e abbiamo ospitato a Reggio

«A luglio c’è l’ Europeo in Olanda. Chiedo ai tifosi di sostenerci. Non vi deluderemo»

Emilia l’ultima finale proprio della Champions femminile.

Qualcosa sta cambiando, seppur lentamente. L’opinione pubblica si sta accorgendo di noi, dei nostri sacrifici, magari anche dei nostri buoni risultati. Certo per vincere con continuità contro le big europee o le nazionali più forti al mondo, bisogna ancora lavorare molto.

Svezia, Stati Uniti, Germania, Cina, Brasile: i Paesi dove il calcio femminile è sviluppato non mancano. È nell’area mediterran­ea che il football in rosa fa più fatica.

Certi pregiudizi sono difficili da sradicare. Ma è pur vero che in queste ultime stagioni il calcio femminile spagnolo è cresciuto molto, grazie a strategie mirate e continuità di risultati. Quindi la motivazion­e geo-sociologic­a funziona fino a un certo punto.

In Germania, alla sua compagna di Nazionale Raffaella Manieri è capitato di sollevare il titolo di campioness­a della Bundesliga in rosa insieme a Neuer e ai “colleghi” del Bayern Monaco maschile: quanto ci vorrà per vedere una scena simile qui in Italia?

La strada da percorrere è quella lì, con l’affiliazio­ne dei club femminili a quelli maschili. Qui da noi, ad esempio, la Fiorentina sta facendo un grande lavoro, e non è l’unica. Poi ci vorrebbero settori giovanili aperti anche alle bambine, e il parlare nelle scuole, spiegare che il calcio femminile può essere bello, spettacola­re, ed educativo come quello dei maschi, perché la passione è la stessa.

Certo un bel successo della Nazionale allenata da Antonio Cabrini aiuterebbe.

A luglio c’è il Campionato Europeo in Olanda. Colgo l’occasione per lanciare un appello ai tifosi italiani: seguiteci e fate il tifo per noi. Non vi deluderemo!

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In nazionale. Melania Gabbiadini

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