Caso Mediaset, Vivendi in udienza all’Agcom la prossima settimana
Per la media company transalpina sarà ascoltato l’avvocato Scassellati La cessione di Premium non fermerebbe l’istruttoria
pV ivendi in udienza all’Agcom nei primi giorni della settimana prossima sul caso Mediaset. A quanto risulta, non dovrebbe essere il ceo Arnaud de Puyfontaine a presentarsi per essere ascoltato, bensì l’avvocato Giuseppe Scassellati Sforzolini, partner dello studio Cleary Gottlieb, che sta seguendo il dossier. La media company transalpina, con i suoi legali, ha in realtà già iniziato a depositare documentazione all'Agcom, sia per illustrare la sua posizione nella vicenda Mediaset, sia per rispondere alle richieste dell'Authority.
Vivendi, in particolare, avrebbe già preparato una memoria giuridica a riguardo della propria posizione in Telecom, sulla quale non sussiste il controllo di diritto (che scatta al superamento del 50% del capitale). Vivendi è il maggior azionista con una quota che sfiora il 24% - per Telecom la soglia d'Opa è al 25% - e di fatto l'azionista di riferimento, visto che il resto del capitale è frazionato tra gli investitori istituzionali, oltre a essere presente in consiglio con i primi tre top manager del gruppo più un consigliere indipendente. Tuttavia i francesi vorrebbero dimostrare che non esiste un “controllo” consolidato sull’incumbent delle tlc, dal momento che la quota detenuta non è sufficiente ad assicurare la maggioranza nelle assemblee ordinarie, dove la partecipazione dei soci, negli ultimi anni, è sempre stata superiore al 50% del capitale. Non è detto che questo basti a convincere l'Agcom che non c'è un controllo di fatto di Vivendi su Telecom Italia e che quindi non ci sono impedimenti a mantenere contemporaneamente una presenza nel capitale di Mediaset che, col il blitz di dicembre, è arrivata al 29,9% dei diritti di voto.
Ad ogni modo, non avrebbe impatto sull'istruttoria in corso un eventuale accordo tra Sky Italia e Mediaset su Premium, perchè una cessione della paytv non farebbe scendere la quota di mercato del Biscione al di sotto del 10% che non può essere cumulato con l’oltre 40% di Telecom nel proprio mercato di riferimento. I contatti tra Sky e Mediaset sono in corso ormai da un anno, ma non sono ancora ar- rivati allo stadio di aver prodotto un pre-sondaggio di fattibilità con le Authority. Se si arrivasse a conclusione, sarebbe coinvolta in prima battuta l’Autorità Antitrust - dovrebbe essere chiesto anche un parere all’Agcom - ma si dovrebbe verificare se l’operazione di concentrazione, per i fatturati coinvol- ti, non abbia rilevanza europea.
Secondo gli esperti, un’eventuale aggregazione tra le due pay-tv italiane non sarebbe bocciata, ma probabilmente sarebbe sottoposta a “rimedi” da parte delle Autorità. Il nodo, in particolare, sarebbe relativo alle aste dei diritti del calcio perchè Sky, con i clienti Premium, diventerebbe di fatto l’unico operatore in grado di sostenerne i costi.
Se Premium uscisse dal perimetro di Mediaset, diventerebbero ricavi, non compensati nel bilancio consolidato dagli analoghi costi della pay-tv di casa, l’affitto della banda e la trasmissione per mezzo delle torri di Eitowers che Elettronica industriale (100% Rti, che ha i mux, i canali digitali) gestisce per tutto il gruppo con contratti rinnovabili di durata 5+5 anni. Non esistono dati spacchettati relativi a Premium, ma, per avere un’idea, il 70% dei ricavi di EiTowers deriva dai contratti col gruppo Mediaset.
LA POSIZIONE DEI FRANCESI Il gruppo presieduto da Bolloré vuole dimostrare che non controlla Telecom per avere le mani libere nei confronti del Biscione