Cresce lo Stato nelle imprese private
Come cambia la corporate governance nel mercato italiano
pNel mercato italiano, la quota di proprietà statale delle imprese è più alta di quella ante “privatizzazioni”. A fine anni ’90 era sceso al 15%, prima delle privatizzazioni, nel 1990, era del 20%. Oggi il peso dello Stato, nel controllo delle società quotato è invece del 30 per cento.Il dato è stato illustrato ieri nel corso di un convegno in cui sono stati presentati congiuntamente i rapporti sulla corporate governance di Consob e Assonime, oltre alle indicazioni del Comitato stesso(si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Nel corso del convegno è emersa anche l’esigenza di una versione semplificata e “proporzionata” delle regole per le societè piccole e medie.
In generale è stato segnato (non senza qualche dissenso) un quadro di evoluzione nel tempo che ha segnato un miglioramento dell’informazione societaria. Non capita più come una quindicina di anni fa, come segnala Massimo Belcredi dell’Università Cattolica, che si segnali un consiglio di amministrazione in cui viene indicato come componente in- dipendente anche l’Ad. E se tra i tanti punti di evoluzione positiva nella trasparenza e nella ricognizione delle informazioni, uno dei punti in cui gli innesti da ordinamenti esterni non hanno attecchito è quello del comitato nomine, come ha illustrato il rapporto di Assonime ed Emittenti titoli. Poco presente e spesso riassorbito in quello per le remunerazioni. «Solo un terzo dei board uscenti ha dato una valutazione della composizione ottimale del nuovo board», ha sottolineato Carmine Di Noia, commissario Consob, che a questo proposito ha suggerito un possibile ruolo dei sindaci.
Una questione che ha richiamato la vicenda dei voti di lista. Una vicenda sulla quale Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni, ha invitato a non valutare una soluzione, che ritiene appunto positiva, a partire da elementi patologici che si possono verificare e richiedono l’intervento del regolatore. E ha ricordato che quando i fondi si uniscono per presentare una lista, anche se raggiungono maggioranze di voti espressi, si tratta di false maggioranze, perché i fondi si riuniscono proprio al fine di presentare liste, ma non sono gestori di società, ma di denaro. E in quanto tali sono interessati al corretto andamento delle società. A questo fine 7 Governance è l'organizzazione interna di un'impresa, che regola le relazioni fra i soggetti interni all'impresa stessa che a diverso titolo intervengono nello svolgimento dell'attività e alle forme di tutela dei diversi interessi esterni coinvolti. L'obiettivo di una buona corporate governance è quello di affidare la gestione dell'impresa alle persone più adatte, tutelando nello stesso tempo gli interessi legittimi di piccoli azionisti, creditori sociali e dipendenti e la trasparenza nella gestione. ha citato l’esempio di Eurizon Capital, di cui è Ad, che ha una struttura completamente dedicata alla corporate governance.
Gabriele Galateri di Genola, presidente del comitato per la Corporate governance,ha indicato la strada di un «adeguato bilanciamento tra regole e autodisciplina» per non correre il rischio di limitare «l’autonomia gestionale» delle imprese. E se Maurizio Sella, presidente di Assonime ha richiamato ai principi di flessibilità e di trasparenza informativa che hanno informato il sistema italiano, per il presidente di Consob, Giuseppe Vegas: «Nell’eterno pendolo tra regole e autonomia, questo è il tempo dell’autonomia. Non può essere l’impresa ad adottare comportamenti che la rendono più attrattiva per il mercato?» Una necessità, secondo il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, dovuta anche alla necessità di presentarsi interessanti ad un mercato che potrebbe offrire opportunità per il post Brexit. Vegas per la sua authority immagina un ruolo più “maieutico”, di dare buoni consigli più che dettare norme.