Si complica l’Ipo di Saudi Aramco
La quotazione in Borsa di Saudi Aramco potrebbe slittare oltre i tempi previsti, forse fino al 2019, dopo che una serie di questioni tecniche si stanno rivelando molto difficili da risolvere. Lo sostengono fonti del Wall Street Journal e della Reuters. Tra i problemi che banchieri e consulenti legali avrebbero sottoposto all’attenzione di Riad c’è il pesante regime fiscale cui è sottoposta la compagnia, che oggi versa allo Stato imposte all’85% e royalties al 20%. Più in generale l’estrema commistione con le finanze dello stato e le politiche della casa reale rappresenta un rischio per la valutazione di mercato.
guanti chirurgici e preservativi costeranno più cari per colpa delle alluvioni in Thailandia, degli incentivi per l’acquisto di auto in Cina e della speculazione finanziaria. Può sembrare un paradosso, eppure è proprio così. Il filo conduttore è la gomma: per una straordinaria coincidenza di eventi nel giro di pochi mesi sono raddoppiati tanto i prezzi del caucciù quanto quelli del butadiene, un gas impiegato per produrre gomma sintetica, portandoli ai massimi da circa 5 anni. E una parte dei rincari ha già cominciato ad essere trasferita a valle, nelle tasche dei consumatori.
Colpita non solo dal rincaro delle materie prime, ma anche dal cambio sfavorevole dello yen, la giapponese Bridgestone, primo produttore di pneumatici al mondo, ha annunciato ieri che l’utile operativo nel 2016 è calato per la prima volta da 7 anni (-13% a 449,5 miliardi di yen) ma che quest’anno conta di incrementarlo dello 0,5% anche aumentando i prezzi di listino. La società prevede che i rincari della gomma si attenueranno nel secondo semestre, ma che comunque nel 2017 avranno un impatto sui conti di 137 milioni di yen (1,21 miliardi di dollari). «Non ci aspettiamo che i prezzi si mantengano a lungo sui livelli attuali – ha detto il direttore finanziario Akihiro Eto – ma nemmeno che scendano ai livelli dell’anno scorso».
Molti concorrenti di Bridgestone si sono già mossi. Nei giorni