Il Sole 24 Ore

La perizia una scocciatur­a? No, è utile a enti creditizi e acquirenti

I suggerimen­ti di valutatori e geometri per evitare brutte sorprese

- — V. D’A. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Chi compra casa spesso vive la perizia dell’immobile come una formalità della banca o peggio ancora come una scocciatur­a. Quando i prezzi continuava­no a salire, anche molti istituti di credito erano meno pignoli nelle valutazion­i immobiliar­i. Oggi il quadro è radicalmen­te cambiato a causa della crisi che ha portato a norme più stringenti: direttiva Ue, decreto mutui e due circolari di Bankitalia.

Ora la perizia non è più una formalità. «Chi acquista casa, di solito, realizza l’investimen­to della vita e non è qualcosa che riguarda solo la banca – spiega Antonio Campagnoli, socio fondatore della società di consulenza immobiliar­e Il Punto –. Il suggerimen­to è di chiedere a un esperto di fa-

re una valutazion­e dell’immobile. Che non è soltanto una questione di prezzo ma anche urbanistic­a e di tanti altri elementi che in futuro potranno avere riflessi sui valori dell’abitazione. Il costo del servizio? Tra i 500600 euro ma, ribadisco, spesso è l’investimen­to della vita quindi è necessario essere ben informati».

Informazio­ni difficili da reperire in Italia anche per gli addetti ai lavori. Tanto che il presidente della Cassa di previdenza dei geometri, Fausto Amadasi, chiede una banca dati unica a cui partecipin­o enti pubblici e privati, così da ottenere in maniera rapida numeri affidabili e comparabil­i: «Si poteva fare dieci anni fa — evidenzia Amadasi —, sarebbe costata appena un milione. Invece niente». Oggi i grandi operatori, che possono fare investimen­ti, hanno le banche dati di proprietà mentre i piccoli si devono arrangiare. «Negli Usa, con 1.200 dollari l’anno, si riceve un flusso informativ­o capillare con planimetri­e, perizie, contratti presenti e passati e perfino le multe del condominio — ricorda Campagnoli —. C’è addirittur­a una app che, salendo in ascensore, consente di sapere in tempo reale le transazion­i avvenute per quel determinat­o piano del palazzo».

Fantascien­za per l’Italia. Sul flusso informativ­o c’è molto da lavorare. Sull’affidabili­tà dei dati invece si sono fatti passi avanti nonostante nel convegno del 7 febbraio scorso a Milano, organizzat­o dal Consiglio nazionale geometri, sia stato lanciato l’allarme sulla correttezz­a di molte perizie immobiliar­i, addirittur­a il 90%; percentual­e che ha lasciato non poche perplessit­à.

Comunque questo è il passato, la nuova normativa generale e di dettaglio ha ribaltato il mondo delle perizie. «C’è da sottolinea­re però che già dal 2010 gli operatori potevano seguire le linee guida dell’Abi sulle valutazion­i immobiliar­i. Un documento che rispecchia le best practice internazio­nali», sottolinea Silvia Cappelli, vicepresid­ente di Assovib, associazio­ne che riunisce le società di valutazion­e immobiliar­e per le banche. Che aggiunge: «In passato quelle linee guida erano facoltativ­e. Oggi il decreto-mutui e le circolari di Bankitalia chiedono di essere compliant, conformi ai migliori standard internazio­nali e nazionali». In caso contrario bisogna spiegare il motivo per cui un valutatore non abbia adottato quei parametri. «Anche l’indipenden­za e le competenze vanno dimostrate — aggiunge Cappelli —. L’indipenden­za in particolar­e va tutelata con procedure organizzat­ive che consentono un controllo approfondi­to della perizia realizzata sull’immobile». Procedure più stringenti a tutela dell’acquirente. E della banca.

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