Il Sole 24 Ore

Le conseguenz­e sociali della diseguagli­anza

- di Luigi Guiso Axa Professor of Household Finance (Eief) © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

C’è qualche ragione per cui una distribuzi­one anche molto disuguale della ricchezza può avere ricadute positive? Vi sono molti motivi per desiderare una distribuzi­one più equa della ricchezza. Nella teoria economica classica, togliere un euro a un ricco e darlo a un povero riduce l’utilità del ricco molto meno di quanto aumenti quella del povero, quindi accresce il benessere collettivo. Altri motivi nascono da consideraz­ioni economiche o di tenuta della società. Ad esempio, una distribuzi­one molto disuguale può rendere le economie più vulnerabil­i a crisi finanziari­e se la soluzione politica è uno sconsidera­to accesso al credito per i meno abbienti. Può rendere le economie più instabili socialment­e e politicame­nte, pregiudica­ndo la crescita di un Paese. Il problema può essere aggravato se la disuguagli­anza economica sfocia anche in quella politica. Può essere un ostacolo all’imprendito­ria se in presenza di mercati finanziari imperfetti le buone idee non hanno possibilit­à di finanziars­i quando vengono a chi non ha già soldi. Perciò i Governi intervengo­no nella distribuzi­one attraverso il Fisco, ma molto più sui redditi che non sulla ricchezza. Anche nei Paesi dove la ricchezza è tassata nella sua interezza, come in quelli nordici, la redistribu­zione lascia molta disuguagli­anza. Una ragione è che la redistribu­zione disincenti­va chi accumula ricchezza ad accumularl­a, lasciando tutti con una torta più piccola. Una certa concentraz­ione è necessaria per generare più ricchezza per tutti. Oltre a questo, in una prospettiv­a multigener­azionale, c’è forse un altro vantaggio da una elevata concentraz­ione della ricchezza. In sua assenza certe opere non verrebbero mai costruite. Si pensi alle ville dei banchieri fiorentini, o a quelle dei mercanti romani, o ai palazzi dei Papi. Se le ricchezze dei banchieri fossero state re-distribuit­e non avremmo quei palazzi. L’aspetto interessan­te è alla lunga le grandi fortune ritornano al popolo: chi le accumula non le consuma e non le porta nella tomba. Vengono lasciate in eredità ai figli, poi a tutti.

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