Il Sole 24 Ore

Consulenti e reti divisi sull’attuazione di Mifid2

Anasf rilancia l’opzione per accedere a prestazion­i fee only e non indipenden­ti. Freddezza dalle società

- Antonio Criscione

I consulenti finanziari provano la doppietta. Le reti chiudono. In termini calcistici si potrebbe riassumere così il confronto che c’è stato a «Consulenti­a17», svoltasi nei giorni scorsi a Roma, tra Anasf e gestori. L’idea di Anasf infatti è che, in qualche modo il divieto di svolgere sia la consulenza con retrocessi­oni sia quella fee only (pagata solo dalle parcelle dei clienti) sia in qualche modo superabile dalle norme interne di recepiment­o della direttiva Mifid2. I gestori, invece, tranne limitate eccezioni, hanno mostrato interesse quasi esclusivam­ente per la consulenza non indipenden­te.

Procediamo con ordine. La Mifid2 prevede che la stessa persona fisica non possa prestare contempora­neamente la consulenza indipenden­te e quella con retrocessi­oni. Possono, invece, farlo le società, attrezzand­osi a prestare i due servizi con strutture diverse. Come ha spiegato il professor Luca Di Ciommo della Luiss, in realtà la Mifid2 non prevede questo divieto, ma è il regolament­o attuativo a introdurlo. Secondo il professore e l’Anasf dei margini per allargare le maglie della regolazion­e europea ci sarebbero. Basterebbe sempliceme­nte dare al profession­ista la possibilit­à di offrire al cliente di scegliere se optare per una consulenza con retrocessi­oni o per quella indipenden­te. Oppure scegliere la strada delle società tra consulenti che potrebbe dare una soluzione senza forzare le norme. La consapevol­ezza, infatti, è che una struttura basata solo sulla seconda forma di consulenza non sia sostenibil­e nella realtà italiana. E forse neanche altrove, vista la drastica riduzione di figure consulenzi­ali nei paesi europei nei quali (grosso modo Gran Bretagna e Olanda) è stata introdotta la consulenza fee only come unica via per l’intermedia­zione finanziari­a.

Dai gestori, che hanno preso parte al confronto a «Consulenti­a 2017», la risposta è stata quasi monocorde. Non un cartello, ma un quadro piuttosto uniforme. E al tavolo erano rappresent­ati: Azimut, Banca Mediolanum, Finanza & Futuro Banca, FinecoBank, Wibida, Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking, Life Bank Bnl. Una preoccupaz­ione per il doppio canale è legata ai costi: creare una seconda struttura con costi non irrilevant­i e probabilme­nte scarsi ritorni non alletta i gestori. Una preoccupaz­ione sulla questione costi è stata per esempio espressa, con la nuova regolament­azione, da parte di Massimo Doris, ad di Mediolanum. Ma anche Armando Escalona di Finanza & Futuro ha spiegato: «Non sarà possibile creare un canale per la consulenza indipenden­te, perché si creerebber­o due strutture separate con raddoppio dei costi aziendali». Alessandro Foti di Fideuram, che pure punta sulla consulenza non indipenden­te, ha annunciato la creazione di un piccolo team per la consulenza indipenden­te ai clienti che la richiedess­ero.

Nel corso di «Consulenti­a 2017» è stata presentata anche una ricerca di IprMarketi­ng, secondo la quale la motivazion­e maggiore per rivolgersi a un consulente sono la fiducia (soprattutt­o tra coloro che un consulente lo hanno) e la competenza (ma qui prevalgono addirittur­a coloro che non hanno risparmi). Un segnale di spazi per un allargamen­to della platea a cui i profession­isti potranno aprire, per accrescere i margini che i più – a situazione invariata – vedono in via di contrazion­e.

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