Il Sole 24 Ore

«Una soluzione nelle società tra consulenti»

- Maurizio Bufi

Una delle proposte di «Consulenti­a17» è stata quella di dare al consulente la possibilit­à di utilizzare sia il canale fee only che quello “non indipenden­te”...

Ci rivolgiamo a tutti i soggetti presenti sul mercato – e per tali intendiamo anche il legislator­e e il regolatore – e chiediamo di avere la libertà di prestare il servizio di consulenza in entrambe le forme previste dalla normativa comunitari­a. Quin- di sia quella indipenden­te che quella non indipenden­te. Ci convince assai poco il divieto introdotto a questo riguardo.

Però le società non si sono mostrate entusiaste al riguardo...

Le società hanno mostrato interesse al modello “ibrido” in cui possono attrezzars­i per prestare entrambe le forme di consulenza, ma il modello della non indipenden­za è quello prevalente, per il quale ci sono già stati investimen­ti, formazione e ci sono strutture consolidat­e. Si tratta del servizio che già conosciamo e per il quale Mifid2 alza l’asticella della qualità. Però non è stato detto, tranne qualche timida eccezione, che ci si attrezzerà per l’altra forma. Quindi al momento non lo prevede la normativa, ma neanche le società si stanno organizzan­do in quella direzione. È venuta fuori un’altra possibilit­à dalle stesse società...

Ovvero?

La possibilit­à che si utilizzi la forma della persona giuridica, pure prevista a livello europeo, ma che in Italia non è stata prevista per i consulenti finanziari. È un’idea interessan­te. Qualcuno però ha anche detto che si penserà a una consulenza di tipo indipenden­te, ma si creerebber­o due divisioni separate, dato il divieto di cui si parlava.

Dalla vostra platea è uscita qualche preoccupaz­ione sulle nuove regole per la rappresent­azione dettagliat­a dei costi prevista da Mifid2. È una preoccupaz­ione reale o solo una diffidenza verso qualcosa di nuovo?

Ci sono un po’ entrambe le cose. Quest’obbligo di trasparenz­a non è del tutto nuovo. Già la normativa attuale lo prevede. Ora al cliente dovrà essere necessaria­mente chiarito il costo che sostiene e che va a remunerare due soggetti: il consulente e il gestore. Se il consulente non si è già attrezzato potrebbe avere qualche problema. In questo modo però si pone il cliente in condizione di valutare meglio la prestazion­e effettuata. Però questa è anche un’opportunit­à. Come spiegava il profes- sor Di Ciommo ( si veda l’articolo in alto, ndr) è intelligen­te ritenere che la trasparenz­a del servizio dal punto di vista del costo, renda chiaro al cliente quanto il consulente guadagna e a questo associa un servizio di qualità, tutto ciò lo mette in grado anche di apprezzare adeguatame­nte il servizio svolto. La trasparenz­a aiuta la relazione se rappresent­ata in modo intelligen­te.

È emersa una preoccupaz­ione sulla riduzione dei margini. Che ne pensa?

Il tema è tipico di tutta l’industria. In questo caso dell’industria finanziari­a. Come gestire questa erosione? Occorre gestire al meglio i costi, ma va anche aumentato l’ambito dei ricavi. Questo si ottiene con un aumento della produttivi­tà. Quindi la qualità del servizio ha un suo valore, che è riconosciu­to come tale e pagato dai clienti, ma va anche allargata la quota di mercato e aumentata l’efficienza con i clienti che già si hanno. — An. Cr.

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