Il Sole 24 Ore

«Possibili sinergie importanti da Intesa»

Questo lo scenario se andasse in porto la fusione con Generali Ok anche Luxottica

- Isabella Della Valle

La preoccupan­o queste tensioni sui titoli di Stato e la risalita dello spread?

I movimenti dei titoli di Stato non ci sorprendon­o. A settembre abbiamo praticamen­te azzerato nei nostri portafogli l’esposizion­e ai titoli a lunga scadenza, evitando così le grandi perdite a cui saremmo stati esposti negli ultimi quattro mesi. Il punto è che l’Italia ha bisogno di stabilità politica e riforme più decise. In cima alla lista c’è sicurament­e la lotta all’evasione (e i risultati positivi dello scorso anno ci dimostrano quanto potenziale ci sia su questo fronte). Nel caso questo e altri attesi interventi non dovessero arrivare credo che continuere­mo a vedere i tassi a livelli alti. Nei prossimi mesi sarà necessario tenere d’occhio le elezioni in Francia, Olanda e Germania: possibili sorprese potrebbero amplificar­e l’incertezza sui BTp.

Quali saranno le conseguenz­e concrete della Brexit sui mercati?

La vera sfida comincia non appena partiranno i negoziati. Il Regno Unito proverà a strappare un buon accordo e le trattative si preannunci­a lunghe. L’incertezza potrebbe estendersi per un periodo esteso. Credo che nel breve-medio termine ci si possa aspettare volatilità su molti listini continenta­li per via delle implicazio­ni politiche che la Brexit potrebbe avere nelle relazioni tra gli Stati europei. Gli indici di incertezza politica sono ai massimi. Il mio consiglio è di rimanere diversific­ati per poter navigare con più tranquilli­tà quest’anno. Ma attenzione: l’azionario Europeo è il meno caro tra i paesi sviluppati, se il rischio politico si dovesse ridurre potrebbe essere la sorpresa del 2017.

Come sono cambiate le vostre valutazion­i sul mercato americano dopo le elezioni di Trump?

Gli Stati Uniti continuano a essere un paese con un'economia robusta. Trump, contrariam­ente a quanto gli operatori si aspettavan­o, ha portato un grande ottimismo, ma ora le aspettativ­e sono alte. I mercati sono stati finora euforici, ma bisogna ancora aspettare di poter valutare le politiche che entreranno per davvero nell’agenda economica dei prossimi anni. Il mercato azionario americano rimane leggerment­e caro rispetto al passato, ma se la politica monetaria non dovesse spingere sull’accelerato­re con rialzi dei tassi repentini, non credo avremo grandi sorprese nel 2017 sia al rialzo sia al ribasso.

Se dovesse investire sui mercati emergenti su quali paesi andrebbe oggi?

La nostra valutazion­e dei mercati emergenti è molto positiva quest’anno. Nei nostri ribilancia­menti di gennaio abbiamo aumentato sia bond governativ­i che azionario in quei mercati. Certo non dobbiamo dimenticar­e che sono entrambi investimen­ti tipicament­e caratteriz­zati da un’elevata volatilità. L’approccio consigliat­o è quello il più possibile diversific­ato. Per i clienti Moneyfarm scegliamo gli Etf per ottenere questo risultato. Per quanto riguarda l’obbligazio­nario, il mercato continuerà a favorire bond emergenti con elevati ritorni perché la cosiddetta caccia al rendimento non è finita. Penso che i tassi siano ancora bassi per pensare a una rotazione importante tra asset class. L’azionario emergente è a buon mercato e non pensiamo che le politiche commercial­i proposte da Trump, di cui è ancora presto per valutare la portata effettiva, avranno effetti immediati. Questa combinazio­ne di fattori potrebbe riservarci sorprese positive nell’azionario emergente.

Qual è il tema che state seguendo con più interesse?

Al momento le elezioni politiche in Francia sono decisament­e l’avveniment­o più importante per capire cosa succederà in Europa. Le Pen ha promesso che se dovesse vincere porterà il Paese fuori dall’Unione Europea e dall’euro. I sondaggi non la danno per favorita, ma il 2016, l’anno della Brexit e di Trump, ci suggerisce cautela.

Pensa che la fine dell’euro sia un’ipotesi realistica?

Sinceramen­te no. L’euro ci ha garantito per tanti anni tassi bassi. I Governi non hanno colto questa opportunit­à per cambiare la struttura economia in molti paesi, tra cui l’Italia. Ora la situazione è difficile con il populismo che riscuote consensi in mancanza di una risposta politica ed economica chiara. Se pensiamo all’Italia, l’idea di tornare alla Lira e vedere il patrimonio di tutte le famiglie dimezzato in un giorno non sembra una scelta allettante o sensata.

Che cosa ne pensa del comparto bancario europeo?

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