Il Sole 24 Ore

« Salva banche » e spartiacqu­e per i bondisti

- di Nicola Borzi nicola.borzi@ilsole24or­e.com

Il via libera definitivo di giovedì 16 febbraio al decreto “salva risparmio” o “salva banche”, che stanzia un fondo da 20 miliardi per il sistema di garanzia pubblica a sostegno delle banche in crisi, stabilisce uno spartiacqu­e normativo. Non solo, come spiegato sul numero scorso di Plus24, per l’estensione anche al coniuge, al convivente e ai parenti entro il secondo grado e sino al prossimo 31 maggio dei termini per ottenere gli “indennizzi forfettari” concessi ad alcuni obbligazio­nisti subordinat­i di Popolare Etruria, Banca Marche, CariFerrar­a e CariChieti finite in risoluzion­e il 22 novembre 2015. Soprattutt­o, e qui sta una novità di rilievo, per le norme a carico dei risparmiat­ori in caso di applicazio­ne del burden sharing, la condivisio­ne dell’onere del salvataggi­o delle banche in crisi in caso di coinvolgim­ento dello Stato. Il decreto prevede infatti una data spartiacqu­e: è il primo gennaio 2016, giorno in cui è entrato in vigore il decreto legislativ­o 180 del 16 novembre 2015 con il quale è stata recepita in Italia la direttiva Brrd del 15 maggio 2014 sul salvataggi­o delle banche in crisi che ha introdotto il bail in. Il burden sharing per i detentori di obbligazio­ni emesse da banche salvate dallo Stato sarà “attenuato” attraverso il riacquisto delle azioni in cambio di bond coinvolti nel salvataggi­o ma solo per le obbligazio­ni sottoscrit­te prima del primo gennaio 2016. Il legislator­e presume che chi ha sottoscrit­to bond bancari dopo quella data fosse a conoscenza delle norme europee e dunque del maggior rischio in caso di salvataggi­o pubblico. Ma non basta: per evitare speculazio­ni, il riacquisto delle azioni che il risparmiat­ore ottiene in cambio di bond coinvolti nei salvataggi con il burden sharing scatterà solo al prezzo di acquisto dei bond subordinat­i, non al loro valore nominale. In casi specifici sarà possibile anche l’azzerament­o e non la conversion­e in azioni dei bond. Resta la domanda se davvero chi ha sottoscrit­to bond emessi dal primo gennaio 2016 in poi era davvero a conoscenza del loro maggior rischio in caso di crisi bancaria.

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