« Salva banche » e spartiacque per i bondisti
Il via libera definitivo di giovedì 16 febbraio al decreto “salva risparmio” o “salva banche”, che stanzia un fondo da 20 miliardi per il sistema di garanzia pubblica a sostegno delle banche in crisi, stabilisce uno spartiacque normativo. Non solo, come spiegato sul numero scorso di Plus24, per l’estensione anche al coniuge, al convivente e ai parenti entro il secondo grado e sino al prossimo 31 maggio dei termini per ottenere gli “indennizzi forfettari” concessi ad alcuni obbligazionisti subordinati di Popolare Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti finite in risoluzione il 22 novembre 2015. Soprattutto, e qui sta una novità di rilievo, per le norme a carico dei risparmiatori in caso di applicazione del burden sharing, la condivisione dell’onere del salvataggio delle banche in crisi in caso di coinvolgimento dello Stato. Il decreto prevede infatti una data spartiacque: è il primo gennaio 2016, giorno in cui è entrato in vigore il decreto legislativo 180 del 16 novembre 2015 con il quale è stata recepita in Italia la direttiva Brrd del 15 maggio 2014 sul salvataggio delle banche in crisi che ha introdotto il bail in. Il burden sharing per i detentori di obbligazioni emesse da banche salvate dallo Stato sarà “attenuato” attraverso il riacquisto delle azioni in cambio di bond coinvolti nel salvataggio ma solo per le obbligazioni sottoscritte prima del primo gennaio 2016. Il legislatore presume che chi ha sottoscritto bond bancari dopo quella data fosse a conoscenza delle norme europee e dunque del maggior rischio in caso di salvataggio pubblico. Ma non basta: per evitare speculazioni, il riacquisto delle azioni che il risparmiatore ottiene in cambio di bond coinvolti nei salvataggi con il burden sharing scatterà solo al prezzo di acquisto dei bond subordinati, non al loro valore nominale. In casi specifici sarà possibile anche l’azzeramento e non la conversione in azioni dei bond. Resta la domanda se davvero chi ha sottoscritto bond emessi dal primo gennaio 2016 in poi era davvero a conoscenza del loro maggior rischio in caso di crisi bancaria.