Il Sole 24 Ore

«Nelle banche quasi il 25% del budget va all’innovazion­e»

- Stefano Achermann Ceo di BE Group

L’innovazion­e legata al FinTech sta guidando la trasformaz­ione nel sistema finanziari­o. In molti casi è una scelta obbligata per chi vuole continuare d essere competitiv­o oppure entrare in nuovi business.

Dottor Acherman, Be supporta grandi gruppi finanziari e assicurati­vi nella crescita del business.Cosa può dirci del FinTech italiano?

Il FinTech non è solo l’applicazio­ne del digitale a banche, a sistemi di pagamento e agli investimen­ti. Ma è un nuovo modo di concepire il business, anche grazie a startup ad hoc. Vedo tre vie nelle quali oggi si estrinseca il FinTech italiano: la prima è la nascita di realtà stand alone, finanziate dall’intermedia­ro ma che non necessaria­mente si occupano del business principale dell’investitor­e. Spesso sviluppano un’attività che per l’investitor­e può essere un potenziale new business e che può portare ricavi in un futuro. Una seconda via è quella di ricorrervi per dotarsi di tool o piattaform­e, utilizzabi­li per allargare la propria attività o renderla più fruibile come sono per esempio i robo advisor per alcune alcune banche e reti ( vedi il caso Fineco. In sostanza, integrano il modello di business e grazie all’applicativ­o FinTech ottimizzan­o o migliorano un servizio. Una terza via viene utilizzata per mettere in piedi subito nuovi business. Si pensi ad esempio alla buddybank, la banca lanciata da UniCredit circa un anno fa, disegnata esclusivam­ente per smartphone.

Qual è la via più facile?

Delle volte è più facile fare delle cose nuove che trasformar­e delle vecchie. È il caso per esempio di Webank per Ubi oppure Widiba per il Gruppo Mps. Il vero punto del nostro mercato rispetto a quanto accade nel Regno Unito è che in Italia il tasso di sopravvive­nza delle start up è molto basso. Quindi, anche nel FinTech molte buone idee muoiono perché mancano i capitali.

Per un operatore è più opportuno affidarsi all’esterno ad una società terza FinTech oppure portarsela in casa propria?

Se l’obiettivo è fare cose nuove e si investe per questo, è opportuno anche poterle governare bene e quindi avere il controllo diretto, a meno che non si voglia fare il puro investitor­e. Magari si può dare a terzi un mandato per fare scouting ma poi se si vuole far partire una banca online o un servizio di robo advisor è opportuno portarselo in casa.

Quanto si investe oggi nelle banche in questo campo?

Direi che a livello di sistema in media il 25% del budget annuo delle banche oggi è dedicato all’open innovation. — L. I.

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