Il Sole 24 Ore

Un possibile stimolo dalla difesa

- Mario Platero mplatero@ilsole24or­e.us

a settimana scorsa la proposta - o la minaccia - si è fatta più concreta: il segretario al Pentagono James Norman Mattis ha chiarito che l’America si aspetta dagli alleati Nato un contributo del 2% del Pil in spese militari. E nel suo viaggio di debutto in Europa ha aggiunto: «Se questo non succederà dovremo ridurre alcuni dei nostri impegni di difesa in territorio europeo». Sulla carta è una minaccia. Possibile immaginare che l’America riduca postazioni di difesa ora in piccole posizioni a rotazione nei Baltici, ora in imponenti basi militari come quelle che esistono in Germania o in Italia? Possibile che questo lo dica proprio Mattis, un generale che conosce il valore della Nato, considerat­o una delle voci per la moderazion­e nell’amministra­zione Trump? La richiesta insistente di Donald Trump era su quella falsariga, ma sembrava più una promessa elettorale. Anche perché se è vero che al vertice in Galles di tre anni fa si era deciso di introdurre un contributo minimo del 2% del Pil di ciascun paese da destinare a spese militari, è anche vero che non c’erano scadenze per “mettersi in pari”. Del resto, molti paesi hanno difficoltà di bilancio e non hanno margini per aggiungere un ulteriore 2% di spesa ai bilanci. Prendiamo l’Italia: le autorità europee non volevano riconoscer­ci flessibili­tà neppure per le spese post terremoto, per aiutare rifugiati e diseredati. Siamo al limite. Più che aggiungere spesa in una prossima manovra dovremo tagliare altrimenti rischiamo di sforare il 3% del Pil. Come si può i aggiungere un altro 2% che ci porterebbe al 5%? Sanno di cosa stanno parlando gli americani? Forse no. Forse ne fanno solo una questione irragionev­ole per stanare gli alleati europei, almeno quelli più forti come la Germania. Eppure una possibilit­à per sbloccare la situazione ci sarebbe, con un beneficio per l’economia. Come? Costringer­e le autorità europee a fare per la Difesa quello che non si è fatto per il terremoto, a escludere cioè quel 2% di spesa militare dal computo di bilancio che va formare i livelli massimi del 2% nel rapporto Deficit/Pil. Ed ecco che avremmo una manovra di stimolo molto forte. Aggiungere un 2% del Pil in spese militari non vuole dire in spese guerrafond­aie, ma messa a punto di certe basi, nuovi acquisti per ammodernar­e le flotte o ristruttur­azioni delle caserme. Se così fosse la richiesta Usa non sarebbe peregrina.

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