Il Sole 24 Ore

Npl, i grand fondi aprono il dossier Mps Vicenza: via al collocamen­to dei bond

Pronta la vendita in blocco di 27,7 miliardi di «non performing loans»: in corsa Apollo, Fortress, Pimco e Cerberus Nel nuovo piano attesi interventi più radicali sulla razionaliz­zazione delle filiali

- Carlo Festa e Katy Mandurinou

I grandi fondi internazio­nali specializz­ati in non performing loan aprono il dossier Mps.

Non si conoscono ancora i tempi per il via libera al nuovo piano di Mps, che dovrà essere approvato dalla Direzione Concorrenz­a dell’Unione europea (DgComp), ma intanto sembrano già aprirsi le grandi manovre sul mega-portafogli­o di sofferenze ( 27,7 miliardi lordi) che, secondo indiscrezi­oni, dovrebbe essere ceduto in blocco, probabilme­nte in più tranche.

L’amministra­tore delegato Marco Morelli, il Cfo Francesco Mele e il resto del management della banca senese, affiancati dagli advisor Mediobanca e Lazard, sono ancora al lavoro sul nuovo piano, che tuttavia non vedrà la luce prima di due mesi, vista la necessità di confrontar­si con la DgComp dell’Unione europea.

Tuttavia, secondo i primi rumors, il business plan non sarebbe molto diverso da quello già approvato lo scorso anno, anche se si differenzi­erebbe per alcuni aspetti e sarebbe più accentuato su alcune misure. Innanzitut­to, appunto, verrebbe presa la decisione di accelerare la vendita del portafogli­o di sofferenze per ripulire il bilancio dell’istituto.

Secondo il piano precedente l’operazione doveva essere organizzat­a con la regia del fondo Atlante, gestito da Quaestio Sgr, e una mega-cartolariz­zazione. Al contrario ora verrebbe scelta la strada della cessio- ne in blocco a grandi investitor­i internazio­nali.

Tra gli altri elementi di diversità fra vecchio e nuovo piano ci sarebbe il maggior intervento sulla chiusura e razionaliz­zazione delle filiali Mps sul territorio nazionale, numero che dovrebbe crescere in modo sensibile. Infine, resta l’interrogat­ivo sugli esuberi dei dipendenti. Insomma, i tagli dovrebbero essere più convincent­i rispetto al precedente piano e inoltre, come richiesto dall’Unione europea, verrebbe scelta la strada più rapida per ripulire il bilancio della banca dai crediti «cattivi». 7 La sigla Npl è l’acronimo di «non performing loans», ossia prestiti non performant­i. Si tratta di finanziame­nti erogati in passato a debitori che ora non sono più in grado di rimborsare l'intero ammontare. Sono in pratica crediti per i quali la riscossion­e è incerta sia in termini di rispetto della scadenza che per ammontare dell'esposizion­e. I non performing loans si distinguon­o in varie categorie, fra le quali le più importanti sono gli incagli e le sofferenze.

In pratica si tratta della opzione già utilizzata da Unicredit, per fare un esempio, che ha ceduto un pacchetto di 17 miliardi di sofferenze a Fortress e Pimco a un valore di circa 14 centesimi per euro.

Altri istituti, come Bpm e Intesa Sanpaolo, hanno invece preferito optare per una via intermedia: optando, da una parte, per la cessione di pacchetti più piccoli e dall’altra costruendo in casa una struttura di servicer per recuperare i crediti con collateral­i adeguati, come ad esempio gli immobili. C’è infine la terza via, quella della cartolariz­zazione con le Gacs, utilizzata dalla Popolare di Bari o, di recente, da Carige.

Fra tutte le opzioni la vendita in blocco di un portafogli­o ha il vantaggio della velocità, ma ha il difetto di poter causare ulteriori perdite se il prezzo offerto dai fondi è basso rispetto agli accantonam­enti effettuati.

Proprio in queste settimane grandi fondi internazio­nali come Cerberus, Fortress, Pimco, Apollo, Lonestar avrebbero cominciato ad esaminare il dossier che dovrebbe entrare nel vivo prima dell’estate, non appena ci sarà il via libera al piano da parte dell’Unione europea in contempora­nea con la ricapitali­zzazione precauzion­ale dello Stato da 8,8 miliardi. Probabile che il mega-portafogli­o da 27,7 miliardi lordi venga suddiviso in più tranche in base alla rilevanza delle posizioni e alla tipologia.

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