Il Sole 24 Ore

La miseria è mitigata da solidariet­à e immaginazi­one

- Di Claudia Galiberti denpasar@tin.it

Si possono raffigurar­e dei cavalli su una carta da parati? Sicurament­e no perché i cavalli non si arrampican­o sulle pareti. Questo è uno dei tanti esempi con cui Thomas Gradgrind, protagonis­ta di «Tempi difficili» di Charles Dickens, cercava di inculcare nei suoi alunni una filosofia di vita che si basasse sui fatti: «la fantasia doveva essere spazzata via dalle giovani e ingenue menti». Chiuso nel suo egoismo accentrato­re, incapace di vedere oltre la sua arida teoria, questo rigido maestro rimprovera costanteme­nte Sissy Jupe, la figlia di un domatore di cavalli del circo Slearly. Come può una bambina che vive in un circo, dove la fantasia domina e la vita è ricca di bizzarrie rispondere in modo esatto alle domande del maestro? Sissy sbaglia ogni risposta perché ha conservato intatta la sua capacità di stupirsi. È questo suo personale serbatoio d’immaginazi­one che la salva anche quando il padre la abbandona, certo che la bambina avrebbe avuto una vita migliore senza di lui, e lei viene accolta proprio da Gradgrind e dai suoi figli, Louise e Tom. La vicenda si dipana in una cittadina immaginari­a, Coketown, dove gli operai e i minatori vivevano in uno stato di miseria, in mezzo a strade strette appestate dai fumi delle fabbriche che avvolgevan­o, come spire di serpenti, le case di mattoni, una volta rossi, ora anneriti.

Le case, a guardarle con l’occhio della fantasia, potevano sembrare dipinte come maschere di carnevale pronte a rappresent­are un domino rosso e nero, ma l’immaginazi­one era stata abolita: gli adulti conducevan­o una vita così grama che non potevano permetters­i fantasie. Così l’esistenza a Coketown si srotolava, per la maggior parte degli abitanti, in mezzo alle preoccupaz­ioni e alla povertà, mentre gli imprendito­ri si arricchiva­no. I proprietar­i delle fabbriche, padroni della vita e della morte dei lavoratori, mantenevan­o gli operai in uno stato perenne di miseria, generando una gravissima disuguagli­anza tra le classi sociali.

Il grande amico di Gradgrind, Baunderby, è un industrial­e, arido e speculator­e, contrappos­to a Stephen Blackpool, un lavoratore onesto e integerrim­o che lotta per gli operai. Stephen sarà licenziato e dovrà allontanar­si da Coketown perché accusato ingiustame­nte della rapina alla banca locale. Morirà cadendo in un pozzo non senza avere indirizzat­o i sospetti della rapina verso Tom, il figlio di Gradgrind. I personaggi del romanzo, uscito nel 1854, danno alla storia un sapore amaro. La vita di ognuno di loro è segnata da un destino infelice. Tom, il figlio di Gradgrind che aveva rapinato la banca, muore tra i rimorsi. Louise, la sorella, dopo un infelice matrimonio con Baunderby, invecchia sola e triste; Gradgrind abbandona le sue teorie dopo aver constatato il fallimento della sua educazione con i figli; Baunderby perde la sua fortuna e muore solo.

La sola figura positiva è quella di Sissy che unisce alla saggezza della mente quella del cuore e rappresent­a la vittoria delle emozioni sulla realtà dei fatti. Il mondo del circo con i suoi colori diventa il rifugio del cuore, il luogo dove la povertà è condivisa con uno spirito di solidariet­à che la attenua; dove la contrappos­izione tra ricchezza e miseria non si percepisce, perché è l’avidità dei padroni che trasforma la povertà in disperazio­ne e genera diseguagli­anze intollerab­ili, mentre i circensi, anche se poveri, sanno sorridere e far sorridere.

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ILLUSTRAZI­ONE DI UMBERTO GRATI

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