In Emilia la domanda è quadruplicata
EMILIA ROMAGNA
I n tre anni, a partire dal 2013, la domanda di capannoni produttivi in Emilia Romagna è quadruplicata arrivando a superare ampiamente l’offerta. In alcuni casi, come quello dell’area della Valle del Samoggia, in provincia di Bologna, l’apertura del casello autostradale sull’A1 che serve vari comuni, da Crespellano a Bazzano, ha portato a un vero e proprio boom della richiesta.
Non senza ostacoli, però. Perché l’offerta è carente, non solo in quantità ma anche in qualità. Riguarda stabilimenti di piccola taglia con una superficie media di 1.500 metri quadrati - mentre la richiesta si direziona verso i 2.500 metri – e in larga parte vetusti, non adeguati alle normative antisismiche e poco efficienti sotto il profilo energetico. Uno scoglio che rallenta gli investimenti delle imprese.
«La domanda – dice Marco Rizzardi, affiliato Tecnocasa per gli immobili non residenziali – si sta avvicinando rapidamente ai livelli pre-crisi. Rispetto a tre anni fa siamo intorno a una media di 60 domande al mese, contro 15, che arrivano da tutti i settori produttivi e hanno un unico comune denominatore: provengono da aziende altamente specializzate. Ma ci sono molte criticità, come quella della scarsa qualità. Un pro- blema che allontana anche le multinazionali. L’Emilia Romagna, come il resto del Paese, è del resto considerata un’area a rischio sismico».
La lunga crisi ha profondamente cambiato il mercato. Le quotazioni sono ancora in leggera flessione. Sia per la compravendita che per la locazione la variazione oscilla tra un minimo dello 0,8% e un massimo dell’1,5%: oggi i prezzi di vendita spaziano dai 380 euro ai 750 al metro quadrato. Si sta affermando sempre di più un modello di stampo anglosassone, le preferenze delle aziende si orientano maggiormente verso l’affitto, a scapito dell’acquisto. La scelta della locazione, con costi che variano da un minimo di 30 a un massimo di 40 euro al metro quadrato su base annua, viene infatti considerata maggiormente adeguata a piani di crescita snelli e flessibili.
«La richiesta – prosegue Rizzardi - si sta spostando verso le strutture di medie e grandi dimensioni mentre si è esaurita la domanda di piccoli capannoni. E’ il risultato delle operazioni di consolidamento da parte delle imprese maggiormente strutturate che cambiano il loro assetto».
Una caratteristica che riguarda praticamente tutti i settori della manifattura, dal food al biomedicale alla moda per arrivare alla meccanica e all’elettronica. A fare davvero la differenza, oltre alla qualità della struttura, è la collocazione. Le aree non servite dalle principali arterie stradali e autostradali appaiono sempre di più fuori mercato. E le aziende, oltre a chiedere capannoni moderni, sono disposte a scommettere su un’area produttiva capace di garantire i migliori servizi, anche con i nvestimenti più elevati.
MODELLO ANGLOSASSONE Orientamento verso l’affitto e per strutture medio grandi Si stanno consolidando tutti i settori: dalla meccanica al food, all’elettronica